Arriva a mezzogiorno col suo carico di sorrisi e buonumore e viene accompagnata dalla direttrice dell’ospedale, Elettra Pellegrino nel Day Hospital Oncologico di Santa Maria Annunziata. Zia Caterina sorprende così questa mattina con la sua visita inaspettata, i pazienti, i loro familiari e gli operatori in turno. La prima di altre visite perché d’ora in avanti, Zia Caterina (la tassista a colori) verrà periodicamente a far visita ai pazienti dell’Annunziata, per una buona parola, un momento di tenerezza e un sorriso, pillole che costituiranno “la terapia aggiuntiva” per tutti i presenti.
La collaborazione è stata pensata e poi attuata dalla direzione sanitaria e infermieristica insieme alla struttura di Oncologia di Santa Maria Annunziata partendo dalla consapevolezza che “Il tempo della comunicazione tra operatori sanitari e paziente costituisce tempo di cura”.
“E’ iniziata una collaborazione importante per pazienti oncologici, le loro famiglie e l’intera comunità terapeutica – dichiara la direttrice dell’ospedale Pellegrino – con l’obiettivo di valorizzare quei momenti di comunicazione con utenti e familiari, consapevoli che la relazione è parte integrante della cura. Una “terapia del sorriso” che possa essere utile a pazienti e operatori per prendersi cura a tutto tondo dei bisogni. Questo è un concetto importante che aiuta ad “umanizzare” le cure, occupandosi della malattia del paziente ma anche della relazione”.
Esistono prove neurofisiologiche molto chiare dell’importanza del buonumore e del benessere per la salute e la qualità della vita dei malati. Quando ridiamo e siamo di buonumore il cervello è in grado di produrre endorfine, sostanze con molte proprietà benefiche: attenuano ad esempio la sofferenza e l’ansia e potenziano la capacità di sopportare il dolore. Inoltre il sistema immunitario è stimolato positivamente dalle risate e dal benessere e di conseguenza tutto l’organismo reagisce meglio alla malattia e alle cure. Una terapia del buonumore ha un impatto significativo sia sulla percezione del dolore sia sulla riduzione dell’ansia in generale e induce effetti positivi sul benessere psicologico del personale medico e infermieristico. Vedere i pazienti sorridere rilassa anche coloro che devono prendersene cura.
La malattia diventa in questo modo un luogo di incontro tra le persone, un luogo comunicativo-relazionale per chi vuole e ha bisogno. La capacità di comunicare in modo efficace e di stabilire una relazione positiva e armonica con il paziente e con i famigliari è indispensabile per tutti i processi assistenziali e per il loro esito.
“Con questo progetto si vuole coinvolgere anche i familiari/caregiver presenti e che hanno un ruolo importante per le cure – sottolinea Pellegrino- Poter coinvolgere attivamente queste persone significa renderle parte consapevolmente attiva nella costruzione o meglio co-costruzione del processo di cura. In un’ottica di questo tipo il familiare è un supporto anche per l’operatore, rendendo più efficace l’alleanza terapeutica con il paziente”.