Al colpo d’occhio dall’alto, le sardine in piazza della Repubblica paiono tutte uguali. Impressione sbagliata. E’ una comunità variegata. Diversa per età, tradizione politca, ceto sociale, modo di vestire, di ballare, di cantare, di commentare, di applaudire. Di emozionarsi. Genitori accanto ai figli, nonni con i nipoti. Su questa moltitudine non aleggia il pensiero unico. Ma c’à un minimo comun denominatore. Anzi due. Da un lato la contrapposizione a Salvini, alla Lega e al virus di odio, razzismo, egoismo, aggressività che ha instillato in tanta parte dell’Italia. Dall’altro l’insofferenza alle continue divisioni nella sinistra, dove ormai da troppo tempo si punta a esaltare le differenze anziché le comunanze.
Da qui la scelta di non vedere bandiere e simboli di partito in piazza. Richiesta disattesa solo per un attimo in piazza della Repubblica, dove la moltitudine ha chiesto a gran voce, e ottenuto, che un bischero, detto alla fiorentina, ammainasse la bandiera con falce e martello.
La marea di gente che ha abbracciato, quasi istintivamente, il “sardinismo” è un segnale di vitalità democratica non ancora anestetizzata. Sotto la cenere delle fake news, delle capagne d’odio, del nemico alle porte, della paura profusa a piene mani, anzi a pieni social, resiste la fiamma di un’Italia umana, solidale, accogliente. Populismo di sinistra? “No, perché noi non promettiamo niente alla gente”, mi ha risposto Mattia Santori, la “sardina n°1”, il giovane bolognese che ha avuto l’intuizione.
Le sardine hanno il grande merito di aver riacceso la voglia di scendere in piazza, di far vedere e sentire che un’Italia diversa è possibile. Tra qualche settimana, quando l’onda dell’entusiasmo avrà perso il vigore della novità, inizierà il difficile. Il movimento delle sardine dovrà capire e, soprattutto, scegliere come incanalare e organizzare l’energia positiva che le piazze italiane stanno emanando in questi giorni. Non lasciamoli soli. E’ compito dei movimenti di sinistra dare l’appoggio rifuggendo dalla tentazione di mettere un cappello sul movimento. Vanno aiutati, non consigliati. Supportati, non sopportati. Ascoltati, non strumentalizzati. Ingrossiamo il banco senza offrire pesci pilota. Magari sono in grado di scegliere la rotta giusta meglio di quanto hanno fatto i loro predecessori.
La risposta figurata dei leghisti è affidata a immagini di gatti che mangiano sardine. Ma non ho mai visto un gatto catturarne una. L’unico modo perché un gatto possa papparsi una sardina è che gli venga servita morta e in scatola. In piazza della Repubblica, in piazza Maggiore e nelle tante altre piazze italiane ho visto gente viva e tutt’altro che inscatolata.
W la sardina che c’è in ognuno di noi.
Noi c’eravamo, hai ragione: impariamo e pratichiamo! Dobbiamo scegliere il campo: democrazia e costituzione oppure salsa turca; poi è evidente che non abbiamo tutti la stessa visione dell’etica sociale, però ci confronteremo democraticamente in ricordo e rispetto dei ventenni di settant’anni fa che dettero la vita per noi, per i nostri figli e anche per questi capi popolo da quattro soldi asserviti alla Cina a Putin e a Trump
Scendere in piazza è sempre una cosa positiva. Farlo senza clamore ed incidenti è doppiamente lodevole . Tuttavia si rileva oggettivamente che il movimento non esprime neanche il coraggio di dirsi di sinistra e di area PD. Sardine mute come proposta politica. Fenomeno simpatico. Ed effimero.
Anche i movimenti del ’68 studentesco (pur on tutte le differenze del caso) sono stati effimeri, ma hanno cambiato il mondo.
Ps: le sardine non si dichiarano di area Pd perché oggettivamente non lo sono, comprendono un fronte assai più ampio. Non mi pare, invece, abbianno alcuna remora a dirsi di sinistra: i valori che esprimono o testimoniano.