Fino a qualche settimana fa era come protetta dal fitto bosco tutto intorno. Per scorgerla dovevi arrivare quasi a batterci il naso. Ma il pesante intervento di disboscamento e potatura messo in atto in questi giorni ha reso il bosco del Cerreto “trasparente” e l’antico torrino che vi era celato all’interno si mostra a nudo anche dalla strada.
Era impossibile intraverderlo percorrendo via del Cerreto, strada di campagna tra Picille, Balatro e Lappeggi, a sud dell’Antella, anche per gli sguardi più acuti. Ora, invece, fa capolino fra un albero e l’altro.
Chissà quante persone, nel corso degli anni, sono passate a pochi metri di distanza ignorando di sfiorare la storia.
Della torre del Cerreto e di quel piccolo, fitto, bosco (dove si narra siano stati compiuti perfino strani riti pagani), racchiuso tra via del Cerreto e via del’Affrico, parla Massimo Casprini, scrittore e storico della zona, che gli ha dedicato un capitolo (“Il Torrino dell’Albero Vinto fra storia e leggenda”) nel suo ultimo libro, appena terminato e in attesa di pubblicazione.
Così Casprini descrive il “Torrino”: “E’ una torre alta più di otto metri, a base quadrata con i lati di tre metri e sessanta centimetri. È costruita con diversi materiali di recupero come mattoni, pillole, macigni, pietre squadrate e rinforzata con un barbacane sui quattro lati per sostenere l’intera struttura. In alto si trova una terrazza protetta da un muretto aggettante sorretto da una cornice con archi acuti. L’unica porta d’accesso con arco acuto è esposta a Meridione. A metà dell’altezza, ci sono due finestre ad arco acuto su ogni lato, ora accecate. All’interno si sale con una scala in pietra fino alla sommità della torre… Anche se la sua costruzione si può far risalire a fine Seicento, la pianta della torre appare per la prima volta nella carta del Podere Cerretino del 1743 disegnata dall’ingegner Bernardo Sansone Sgrilli”.
Mentre si è certi dell’uso del torrino per la caccia, scrive ancora Casprini: “Incomprensibile è il nome di ‘Albero Vinto’ che gli è stato aggiunto chissà quando e chissà da chi… Rimane un mistero ancora da svelare e un alone di leggenda circonda il nome e il luogo”.
ma come mai stanno disboscando in maniera così massiccia?