La revoca dell’appalto della Variante di Grassina, perché i lavori andavano a rilento, è stato un atto legittimo: lo ha stabilito la sentenza del Tribunale di Firenze che ha rigettato le richieste di risarcimento danni da parte del Consorzio Integra (di cui fa parte l’impresa Sirem incaricata dei lavori) e accolto la tesi della Città Metropolitana.
Il Tribunale, presidente il giudice Niccolò Calvani, ha anche stabilito che alla Città Metropolitana deve essere versata la clausola fidejussoria di 2.961.974,48 euro; mentre tutte le spese legali (52.590 per compensi professionali, oltre rimborso spese generali e accessori di legge) sono a carico cel Consorzio Integra.
La revoca dell’appalto a Sirem da parte della Città Metropolitana era avvenuto il 6 agosto 2018 dopo una serie di solleciti. I lavori, con la posa della prima pietra, erano inziati il 1° aprile 2017 ma dopo quasi un anno e mezzo la percentuale di opere realizate era poco più del 5% del totale previsto. Da qui la decisione di interrompere il contratto e dare il via ad una nuova gara d’appalto (i lavori dovrebbero iniziare a giorni).
Il Consorzio integra aveva sostenuto l’impossibilità di procede con l’intervento a causa delle interferenze dei sottosevizi (Enel, acquedotto, telefono ecc) non risolte e chiesto complessivamente un risarcimento di circa 7 milioni di euro. Si legge nella sentenza: “Integra doveva rilevare le interferenze, redigere il progetto per il loro spostamento, previo accordo con gli enti proprietari o gestori, eliminare l’interferenza; a carico di Città Metropolitana Firenze restava l’onere economico, da quantificarsi sulla base del preventivo di spesa”.
Al momento della revoca dell’appalto, si afferma ancora nella sentenza, “Considerato dunque che il termine per la consegna delle opere era fissato al 4.3.2020; che la sospensione dell’appalto, prodromica alla sua risoluzione, è intervenuta in data 16.7.2018, allorché mancavano 597 giorni alla consegna stabilita; e che in quel momento, per risolvere le interferenze e concludere i lavori, sarebbero occorsi ancora (secondo i calcoli del Ctu) circa 1140 giorni; non può esservi dubbio sulla gravità dell’inadempimento del Consorzio e la legittimità della risoluzione disposta dalla Committenza”.
“Sentenza che avvalora la bontà del nostro operato e della scelta, dolorosa, di revocare l’appalto – commenta il sindaco Francesco Casini – La decisone del Tribunale è, inoltre, importante perché ristorna la Città Metropolitana di risorse necessarie per la realizzazione dell’opera attesa, visti i rincari delle materie prime. Ora il pensiero è solo per far ripartire i cantieri, abbiamo fatto la nuova gara, abbiamo la ditta e adesso ci siamo con la ripresa dei lavori”.
“La vittoria in primo grado della Città Metropolitana nella causa con l’impresa che si era aggiudicata l’ appalto poi revocato per la variante di Grassina è un’ottima notizia, perché finalmente, con la somma che la città Metropolitana avrà dalla clausola fideiussioria, ovvero quasi 3 milioni di euro, potranno ripartire i lavori per un’ opera importante che i cittadini di Bagno a Ripoli attendono da tempo”: è il commento della consigliera metropolitana della Lega nel centrodestra, Cecilia Cappelletti, e della capogruppo Lega nel comune di Bagno a Ripoli, Paola Frosali.