Il bando di gara per il nuovo appalto della Variante di Grassina sarà pronto, nella migliore delle ipotesi, a fine maggio. Il nuovo slittamento (l’ennesimo), contrariamente a quanto aveva annunciato la Città Metropolitana a fine marzo, non è da imputarsi all’emergenza coronavirus. Sembrava logico non dare il via all’iter burocratico per individuare chi dovrà realizzare la Variante, in un momento in cui l’attività delle imprese era ferma e impossibili anche le riunioni fra tecnici. Ma non è stata questa la causa del rinvio. In realtà il bando non era ancora completato e non lo è neanche adesso, anche se da lunedì prossimo, 4 maggio, le imprese edili riprenderanno l’attività e avrebbero potuto iniziare a valutarlo.
“Il bando non è pronto” è la laconica ammissione del sindaco Francesco Casini, che è anche consigliere della Città Metropolitana con delega alle infrastrutture. E, per quanto risulta a QuiAntella, non lo sarà almeno fino alla fine di maggio. Questo significa che per l’aggiudicazione dell’appalto (i cui tempi dipenderanno dal numero delle offerte da esaminare) probabilmente dovremo attendere la fine dell’estate e per il riavvio dei cantieri, la fine dell’anno. Dati i precedenti, però, il consiglio è di non annotarsi alcuna data sull’agenda. I cronoprogrammi della Variante di Grassina sono meno affidabili delle proverbiali promesse da marinaio.
Il motivo di questo protrarsi dei tempi di elaborazione del nuovo bando di gara, secondo quanto ha appurato QuiAntella, sarebbe la complicata revisione del capitolato d’appalto. Vi stanno lavorando tre ingegneri della direzione viabilità della Città Metropolitana: Carlo Ferrante, Matteo Izzo e Alessio Gensini (“prestato” dalla Regione). L’intento è mettere a punto un bando, non solo con le cifre aggiornate ai prezzi correnti, ma in cui ogni singolo intervento (ponti, gallerie, rotonde) sia dettagliato al punto da costituire quasi un progetto esecutivo. Questo rende sul momento più complessa la stesura del bando e ne allunga i tempi ma, secondo i tecnici, permetterà successivamente di recuperare i giorni perduti.
Inoltre aggiustamenti e aggiornamenti previsti rispetto al vecchio progetto, vanno studiati in modo da non costituire un elemento che favorisca la Sirem nella vertenza giudiziaria che è seguita alla revoca dell’appalto nella primavera del 2018. In ballo c’è una richiesta di risarcimento da 8 milioni di euro, non uno scherzo.