Articolo di Massimo Casprini
Durante i lavori per la realizzazione del parcheggio di fronte all’ospedale di S. M. Annunziata di Ponte a Niccheri che sono in via di ultimazione, nel piano sottostante l’Autosole, è emerso un tratto di selciato misto di sasso e pietra alberese bianca ben ordinato e delimitato che testimonia un’origine molto antica (per ora, opportunamente protetto).
L’ennesima scoperta si aggiunge alle tante emergenze dell’antichità che, improvvisamente e molto spesso, appaiono nel nostro territorio. Probabilmente si trattava della strada di collegamento fra la cosiddetta antichissima via dell’Ellera (che partiva dalla chiesa di San Piero a Ema e arrivava a
San Donato in Collina) e la via che costeggiava il torrente Isone, come appare rappresentata nella Carta dei Capitani di Parte Guelfa del 1583.
Poco sopra l’intersezione di detta strada con la via dell’Ellera, sul crinale della collina a quota 130 metri slm, c’era un guardingo longobardo in posizione strategica per controllare il transito sulla via per il Chianti lungo l’Ema da un lato e sulla Strada Aretina per San Donato dall’altro. L’esistenza di un edificio in questo punto è documentata da un contratto d’affitto di un podere datato 12 gennaio 1277. La costruzione sul poggio consisteva in una possente torre che, fra l’altro, era
utilizzata nella “telegrafia medievale”: un sistema di comunicazione che permetteva, tramite segnalazioni con bandiere (di giorno) e con fuochi (di notte) da torre a torre, che una notizia da Siena a Firenze arrivasse in un tempo velocissimo.
La torre – ancora visibile in tutta la sua altezza in una cartolina d’epoca – dopo vari tentativi di consolidamento fu abbattuta nel 1920 perchè pericolante. A testimonianza della sua grandezza resta evidente tutto il perimetro di base di metri 8,30×6,60. Con i preziosi materiali di recupero fu costruita la casa colonica Torre II oggi esistente a fianco della più antica casa Torre I.
La strada, con andamento Nord-Sud, si suppone che, oltre come carrareccia per l’agricoltura, potesse servire al guardingo per il rifornimento di acqua nel vicino torrente. In effetti, raggiungeva l’Isone sulla via per l’Antella che, all’epoca, seguiva il tortuso percorso del fiume sulla sponda destra dalla confluenza nell’Ema fino alla sua sorgente.
Non possiamo disattendere questi ritrovamenti, considerati di secondaria importanza, in quanto contribuiscono a comporre la storia e ad arricchire quell’enorme patrimonio storico-archeologico che non finiamo mai di scoprire nel nostro territorio.