Articolo di Sandra Baragli
Oggi, è iniziata anche nel nostro Comune, la distribuzione delle mascherine, alle famiglie.
Questo mi dà lo spunto per raccontare una bellissima storia, dove sono stata coinvolta, direttamente dalle protagoniste. Protagoniste, sì, perché questa è una storia al femminile, iniziata poche settimane fa.
Questi sono territori dove con l’ago, il filo e la macchina da cucire c’è sempre stata parecchia dimestichezza, sarte, ricamatrici, cucitrici… e proprio loro, anche quelle che ormai non lavorano più, ma hanno ancora le macchine, le taglierine, le tagliaecuci si mettono a disposizione della loro comunità per produrre queste introvabili mascherine!
Iniziano a Grassina e cuciono cuciono, tagliano e cuciono, stoffa idrorepellente, elastici. Gli elastici che reperiscono hanno la trina, non piace loro e trovano un metodo con la tagliaecuci per eliminare lo smerlino senza danneggiare l’elastico. Mettono a disposizione i loro rocchetti di filo, mettono mano anche al loro portafoglio, ma partono, perché prima di tutto mettono a disposizione il loro tempo e non c’è cosa più bella che dedicare il nostro tempo agli altri.
Mettono tempo e sapienza, chiedono a un medico come comportarsi durante la lavorazione affinché il prodotto esca igienicamente a posto, si informano su come igienizzarlo e su come chi lo riceve possa fare a conservarlo il più possibile nel tempo.
Scoprono che questa operazione le rende felici e si contagiano a vicenda con il loro entusiasmo.
A Grassina c’è ormai un bellissimo gruppo e pensano che anche le altre frazioni potrebbero fare altrettanto. E’ a questo punto che entro in gioco anch’io, una di loro mi chiama e mi chiede se posso provare ad organizzare un gruppo anche all’Antella.
Siamo chiuse in casa, ma telefono e WhatsApp funzionano. Metto in moto la memoria e cerco di ricordarmi chi potrebbe essere in grado di fare questo lavoro, mi affido anche ad altre donne e in un giorno il gruppo delle sarte antellesi è pronto!
Perché non provare anche a Bagno a Ripoli, allora? Chiedo ad un’amica del capoluogo di provarci e anche loro rapidissimamente partono!
Io non faccio nulla, non taglio, non cucio, non stiro, ma sono nel loro gruppo WA e vorrei potervi far leggere con che attenzione curano ogni particolare, con che perizia confezionano il loro prodotto. Ne hanno già distribuite tante, alla fine la produzione supererà le 15.000 unità e sono riuscite anche a mettere insieme tante donazioni, che tutti , chiunque abbia ricevuto le loro mascherine, hanno elargito. Le associazioni del territorio sono state le più generose, ma anche i privati, i commercianti non si sono tirati indietro. Hanno coperto le spese e potuto donare anche per l’ospedale!
Sono meravigliose. Sì, questa è la storia di donne dal grande cuore. Non voglio togliere nulla alle donazioni delle aziende del territorio, che hanno anche loro donato molti dispositivi, mi perdonino se non le menziono, perché voglio lasciarle anonime come le nostre favolose sarte, che non vogliono che i loro nomi siano resi pubblici. Mi hanno detto che il bene si fa ma non si dice!
Le mascherine delle nostre sarte sono in materiale idrorepellente, diverse dalle altre che sono distribuite in questi giorni, quindi hanno bisogno di un trattamento diverso per la sanificazione, ma le nostre sarte hanno pensato a tutto, hanno attaccato al dispositivo l’etichetta con le istruzioni, quindi quando vi imbatterete in una di quelle, trattatela con cura, perché irradia amore, il grande cuore delle nostre donne!