Nessuna offerta presentata: l’asta per la tenuta di Mondeggi (villa e terreni) è andata deserta anche stavolta. La scadenza per presentare offerte era stata fissata oggi alle 12, ma agli uffici della Città Metropolitana, proprietaria dei beni, non sono arrivate comunicazioni. Nessun privato ha ritenuto conveniente o comunque interessante acquistare la villa, le sette coloniche e i circa 180 ettari di terreno (oliveti, vigneti, campi, boschi) in cui sono immerse, per 9.537.000 euro. Quindi domani primo marzo non vi sarà, come era stata fissata, l’apertura delle buste perché di buste non ne sono arrivate. Un esito prevedibile, considerati vincoli e incertezze che gravano sulla tenuta.
Mondeggi resta quindi una zavorra, sotto il profilo finanziario, per la Città Metropolitana che l’ha ereditata dalla Provincia. E, soprattutto, resta come simbolo di un clamoroso fallimento delle istituzioni pubbliche, nella gestione di un bene prezioso, che per la comunità di Bagno a Ripoli ha un valore che va oltre quello squisitamente venale.
Avuta la riprova che, a queste condizioni, i privati non sono interessati all’acquisto. Si possono aprire due scenari, completamente diversi fra loro. E’ probabile che la Città Metropolitana stia predisponendo un “piano B” che preveda l’alienazione del bene frazionato. Ipotesi alla quale si oppone il Comune di Bagno a Ripoli, che può interferire sulle decisioni della proprietà facendo leva sugli strumenti urbanistici che sono di sua competenza. Oppure potrebbe prendere piede un progetto, complesso e ambizioso, che lasci in mano pubblica (magari coinvolgendo la Regione), anche se con la compartecipazione dei privati, la regia e il coordinamento del futuro di Mondeggi mantenendolo legato all’agricoltura.
Un progetto che potrebbe coinvolgere anche la comunità di Mondeggi bene comune (che recentemente ha costituito un’apposita associazione) mentre si appresta a festeggiare i cinque anni di occupazione di due coloniche (Cuculia e Conte Ranieri) e la coltivazione di buona parte dei terreni. Un dialogo difficile ma non impossibile se si ammette che all’illegalità dell’occupazione abusiva si contrappone l’indecenza di un abbandono lungo e colpevole di un patrimonio pubblico.