La pala Macinghi, capolavoro del Verrocchio, maestro di Leonardo, è tornata a Grassina, nella chiesa di San Martino a Strada.
La grande tavola raffigurante la Sacra conversazione con i Santi Zanobi, Francesco, Giovanni Battista e Niccolò è di proprietà delle Gallerie degli Uffizi, ma da circa un secolo orna l’altar maggiore della chiesa di San Martino. In questo ultimo anno è stata protagonista di un vero e proprio tour: prima è stata all’Opificio delle Pietre Dure per essere sottoposta ad un attento lavoro di restauro, terminato il quale è andata in mostra proprio agli Uffizi, dopodiché ha raggiunto Perugia, dove è stata esposta nell’ambito della grande retrospettiva sul Perugino nel cinquecentenario della morte organizzata nei mesi scorsi dalla Galleria Nazionale dell’Umbria.
Oggi è rientrata a San Martino a Strada ed il suo ritorno è stato festeggiato con una speciale messa nella chiesa che la ospita, celebrata dal cardinale e arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori.
“La chiesa di San Martino a Strada, nel giorno in cui la Chiesa celebra il Nome santissimo della Beata Vergine Maria, torna ad accogliere la tavola Macinghi, che ammiriamo ora in tutta la sua bellezza, dopo un accurato restauro – dice il cardinal Betori -. Grazie alla concessione della Galleria degli Uffizi, nell’ambito del progetto Uffizi Diffusi, l’opera viene così riproposta nel contesto liturgico e devozionale per cui fu pensata. Maria in trono, al centro della scena, è circondata da santi legati all’identità di questa terra, San Giovanni Battista, patrono di Firenze, e San Zanobi, vescovo patrono della Chiesa fiorentina, e poi San Nicola di Bari e san Francesco d’Assisi. Il capolavoro del Verrocchio, con una iconografia tradizionale, ma anche con alcuni caratteri più insoliti, ci conduce al mistero divino, mostra la fede che entra nella storia umana tramite l’incarnazione, attraverso la mediazione di Maria, dei santi e dell’azione sacramentale”.
“I depositi degli Uffizi non sono solamente nel museo, ma possono essere anche esterni, ovvero sparsi nel mondo, spesso in uffici pubblici o in ambasciate – commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt -. E poi ci sono depositi come quello di San Martino a Strada, dove all’inizio del Novecento venne mandata la pala Macinghi di cui si conosceva poco, ma che ha attirato la devozione dei fedeli e l’attenzione degli studiosi. Ritornando nella chiesa dopo un lungo restauro e dopo esser stata esposta in due sedi prestigiose, la magnifica opera collega di nuovo il museo al territorio, diventando un caso esemplare del progetto Uffizi diffusi”.