Era stato arrestato nella sua abitazione a Grassina, nell’ottobre del 2003, Simone Boccaccini, scarcerato dal penitenziario di Alessandria dove stava scontando la pena per aver preso parte all’omicidio di Marco Biagi, il giuslavorista e docente di Economia, ucciso il 19 marzo 2002 a Bologna dalle Br-Pcc, le nuove Brigate rosse.
Boccaccini, oggi 64enne, all’epoca dei fatti idraulico dipendente del Comune di Firenze e sindacalista delle Rdb, da tempo era oggetto delle attenzioni della Digos fiorentina per la sua militanza nelle frange più estreme dell’ autonomia e per la frequentazione dei centri sociali.
La scarcerazione anticipata è avvenuta per una riduzione di pena di 10 mesi, decisa dalla Corte d’Assise d’Appello di Bologna nel 2019, e della buona condotta in carcere riconosciuta dal Tribunale di Sorveglianza di Alessandria. Boccaccini, tornato in libertà, si sarebbe trasferito nella sua abitazione di Grassina dove vivono il fratello e la sorella.
Per l’omicidio Biagi il “compagno Carlo”, questo il nome di battaglia di Boccaccini, era stato condannato a 21 anni in via definitiva, accusato di aver partecipato ai pedinamenti del professore universitario consulente del ministero del Lavoro nei giorni precedenti all’agguato mortale. Altri 5 anni e 8 mesi di condanna gli erano stati inflitti per il reato di associazione sovversiva.