Rimodellamento o deposito? Uso delle terre di scavo per consolidare il versante dove corre l’autostrada o solo un sistema più economico per diminuirne i costi di stoccaggio? Il problema “terre di scavo” dei lavori della terza corsia dell’A1, che Società Autostrade ha previsto di stipare nella valle dell’Isone (un milione e mezzo di metri cubi su un’area di 24 ettari), continua ad essere di attualità e a sollevare interrogativi. Il Piano di utilizzo presentato da Autostrade prevede che tutto il terreno proveniente dagli sbancamenti per la realizzazione della terza corsia nel tratto tra Firenze Sud e il San Donato e dalla perforazione della collina del San Donato per la realizzazione di un nuovo tunnel, siano utilizzate per il nuovo rilevato sul quale correrà la piattaforma autostradale e per il rimodellamento morfologico dell’area subito a nord della galleria attuale. Lo scopo è di stabilizzare un versante percorso da frane. I dubbi che la soluzione tecnica, almeno in parte, venga incontro alle casse di Autostrade più che alle esigenze di consolidamento della vallata è legittimo per due motivi.
Il primo è antico. In un primo momento il progetto prevedeva che le terre di scavo dovessero finire nell’area dell’ex fornace Montecchi, appena a sud della galleria, nel Comune di Rignano, che sarebbe stata trasformata in un area di servizio con grande parcheggio. Però quella era un’area da bonificare, problema di costi e di tempi. Così Autostrade ha studiato la soluzione alternativa, caldeggiandola poi come ottimale per la storia del necessario rimodellamento. Tuttavia nel 2014 l’area dell’ex fornace Montecchi (40mila metri quadri) è stata bonificata completamente. Sono stati rimossi circa 15mila metri quadrati di materiali contenenti amianto per un costo di 100mila euro (un’inezia nel quadro delle spese previste da Autostrade per la terza corsia). Tanto che l’11 ottobre 2014 il sindaco di Rignano Daniele Lorenzini dichiarava: “La situazione è nelle mani della proprietà (l’Immobiliare Luxor di Calenzano ndr). Come amministrazione comunale, posso dire che comunque ci aspettiamo un progetto di recupero e di riqualificazione importante per tutta la vallata“. Non è che non si è tornati su quell’ipotesi perché Rignano oggi è un comune ad altra sovraesposizione mediatica avendo dato i natali al premier Renzi di cui il sindaco Lorenzini è un alfiere?
Scacciamo i cattivi pensieri e passiamo al secondo motivo, assai più attuale. In un’intervista sulla viabilità in Toscana rilasciata solo qualche giorno fa al sito Toscana24-ilSole24Ore (vedi qui), ecco cosa ha dichiarato il presidente di Anas Gianni Vittorio Armani, presidente dell’Anas, in relazione ad alcune soluzioni tecniche particolarmente complesse: “…In Toscana la pratica è più difficile per le procedure ambientali, che hanno generato un extra-costo salato anche per la Variante di valico. E’ la gestione delle terre di scavo che complica molto i cantieri”. E sul nodo ferroviario dell’Alta velocità di Firenze, bloccato proprio dal caso terre di scavo: “Io penso che dove esiste un fondo naturale, con alcuni metalli pesanti, dovrebbe essere consentito il riutilizzo in sito della stessa terra. Andare a riempire le discariche con quel materiale, solo per far guadagnare chi gestisce le discariche, è uno spreco assurdo. Invece di far girare le terre di scavo da una parte all’altra dell’Italia a bordo di camion, è più sostenibile permettere di riusarle nei siti”. Insomma il riutilizzo è soprattutto una linea aziendale dettata dai costi più contenuti e le attenzioni sulla valle dell’Isone meno “pressanti” rispetto a quelle sull’area dell’ex fornace.