Simona Bonafè, segretaria regionale del Pd, ha chiuso venerdì sera il ciclo di dibattiti della Festa dell’Unità di Bagno a Ripoli, organizzata quest’anno al Circolo di Candeli, portandosi dietro una caciotta di pecorino vinta alla lotteria e gli applausi per essersi districata abilmente nell’ultima domanda dell’intervista pubblica con Francesco Matteini.
Bonafè, preferisce essere chiamata segretario o segretaria regionale del Pd?
Segretaria va benissimo, Bisogna iniziare a valorizzare anche i termini. Siccome sono l’unica segretaria regionale donna del Pd, se mi chiama segretaria diamo un segnale.
Qui non siamo in Afghanista ma Bagno a Ripoli è quasi un sultanato per quanto rigurada il Pd: sono uomini tutte le cariche istituzionali e nel partito è donna solo la segretaria del circolo di Grassina. Sono le donne che non si propongono o il Pd ha in sé qualcosa di talebano?
Qualche difetto ce l’abbiamo, ma siamo l’unico partito in Italia che riesce a organizzare iniziative come queste feste con i dibattiti. Dobbiamo esserne orgogliosi, coinvolgiamo tante persone e questo è un valore aggiunto; significa che siamo presenti sul territorio, che siamo un partito che si confronta con i cittadini. I difettucci li correggeremo.
Il presidente della Regione Giani ha annunciato che dal primo ottobre amplierà i luoghi dove servirà il green pass rispetto a quanto previsto fino ad oggi. Che ne pensa? Sarebbe favorevole all’obbligo di vaccinazione?
Rispondo subito sì. Questa è la prima vera crisi della nostra generazione che non ha conosciuto la guerra. La pandemia ci ha sconvolto le vite. Oggi non siamo fuori dall’emergenza ma abbiamo armi per combattere la pandemia: si chiamano vaccino e green pass, quindi sono molto d’accordo col presidente Giani. Non permetto a chi non vuol vaccinarsi di ledere la mia libertà di tornare alla normalità. Su questo il Pd non ha avuto ambiguità. L’alternativa al vaccino è chiudere tutto. E non è un’alternativa valida. Noi non strizziamo l’occhio ai no vax per qualche voto. Bisogna essere responsabili verso se stessi e verso la collettività.
Quindi tra la posizione del presidente di Confindustria Bonomi, che chiede il green pass sui luoghi di lavoro, e il segretario della Cgil, Landini che appare titubante, oscilleresti più verso il primo?
Sono per l’estensione del green pass anche sui luoghi di lavoro. Bene fa il mistro Brunetta a studiare come applicarlo nella pubblica amministrazione e bene fa il presidente Bonomi a chiederlo per le aziende, non ho alcuna difficoltà a dirlo. Doveroso andare incontro a chi non può vaccinarsi con i tamponi gratuiti. Ma non per tutti, non per chi rifiuta il vaccino senza motivi. Perché dobbiamo pagare i tamponi ai no vax che vogliono andare al ristorante o allo stadio? Quelli se li pagano. Oggi il green pass va esteso il più possibile.
Prossime elezioni: non le fa impressione vedere a Siena il segretario nazionale del Pd presentarsi senza il simbolo del partito, quasi si vergognasse di quel simbolo?
Non è così. C’è la politioca ma anche la matematica. Quello è un collegio uninominale e con i soli voti del Pd, Letta non passa. Giocoforza fare alleanze con chi condivide le nostre scelte. A Siena c’è una coalizione ampia che viene privilegiata rispetto al simbolo del nostro partito. Segno che noi ci apriamo. Quelle elezioni stabiliranno un nuovo quadro politico, dobbiamo creare una alternativa alla destra, la peggior destra della storia italiana. Con la coalizione che sorregge Letta dovremo provare a vincere le prossime elezioni politiche in Italia.
Altro comune al voto è Sesto: lì il Pd appoggia il sindaco uscente Falchi che il più intransigente nemico della nuova pista dell’aeroporto, ma il Pd a Firenze e in Regione è favorevole allo sviluppo di Peretola. Difficile capire.
A Sesto siamo stati all’opposizione ma abbiamo condiviso e votato molte scelte dell’amministrazione comunale. E’ vero, il sindaco Falchi è sempre stato contro l’aeroporto. Questo significa che il Pd non ha una posizione precisa sulla pista? No, il Pd ha una posizione sull’aeroporto ed è che la pista va fatta. Anzi, siamo in ritardo avremmo dovuto farla venti anni fa.
Il cavallo di battaglia dei Cinque stelle è il reddito di cittadinanza, della Lega è la lotta all’immigrazione: qual è il cavallo di battaglia del Pd? Sembrava fossero i diritti civili con la legge Zan contro l’omofobia, ma da un po’ è scomparso dai radar.
Lavoro e diritti civili, li metto insieme. Una società senza diritti è più povera e dobbiamo allargare il campo dei diritti. Contestualmente il Pd deve continuare a essere anche il partito del lavoro come forma di dignità.
Tra due anni e mezzo termina il mandato del sindaco Casini e non può essere rieletto. Cosa consiglia al Pd di Bagno a Ripoli: iniziare a costruire un “erede” o puntare su primarie fra più candidati?
Mi avvalgo della facoltà di non rispondere (ride). Le candidature si costruiscono nell’ultimo periodo. Qua si vince da sempre, questo significa che c’è una classe dirigente che ha perfettamente in testa qual è il percosro e non c’è bisogno che arrivi la segretaria regionale a dire cosa fare al Pd di Bagno a Ripoli.