Si è chiusa ieri sera una campagna eletorale abbastanza singolare per Bagno a Ripoli. Al pirotecnico movimentismo del sindaco uscente Francesco Casini (e delle liste che lo sostengono) ha fatto da contraltare la flemma indolente di buona parte dei suoi avversari.
Assenza totale sulle scene di Manuela Ciriello, candidata de La sinistra. Se si eccettuano le due occasioni in cui ha rilasciato l’intervista a QuiAntella e ha partecipato al dibattito del Gazzettino del Chianti, probabilmente non ha messo piede a Bagno a Ripoli (risiede a Campi). Nessuna presentazione dei candidati in lista: chi li conosce, bene; chi non li conosce, pace.
Più presente Antonio Matteini di Pap. Il suo raggio di azione si è però limitato al corridoio della Casa del popolo di Grassina: oltre piazza Umberto I, da un lato, e il parcheggio, dall’altra, non si è spinto. In compenso ha inondato Facebook di lunghissime dissertazioni. Tutti zitti i candidati della sua lista. Potere al popolo ma parola a uno solo: lui.
Qualche iniziativa (una cena, un happening musicale) ha contraddistinto la campagna elettorale di Cittadinanza attiva. La candidata sindaca Sonia Redini non si trova a suo agio sotto i riflettori, così ha preferito affidare ad alcuni comunicati stampa proposte programmatiche e critiche all’Amministrazione comunale. In fondo inutile dannarsi l’anima, il forfait dei Cinque Stelle apre la via ad un incasso di voti senza sudare. Sui social un “uomo solo al comando”, già in crisi d’astinenza da Consiglio comunale: Pier Luigi Zanella, ovvero posto ergo sum.
Sconcertante la latitanza del centrodestra, seppure coerente con l’atteggiamento di questi ultimi cinque anni durante i quali non ha dato segni di vita (a parte i simpatici show di Massimo Mari in Consiglio comunale). La visita “toccata e fuga” della nipote del duce è stata l’unica iniziativa pubblica che ne ha rotto il letargo. D’altronde il candidato sindaco Alberto Acanfora non è proprio il massimo del dinamismo. Non a caso la Lega avrebbe voluto puntare su un altro nome. La totale assenza di rappresentanti del Carroccio alla presentazione di Acanfora la dice lunga sulla condivisione della scelta. Ma almeno gli uomini di Salvini si sono presentati agli elettori. Quelli di Forza Italia, contando sul traino leghista, in letargo erano e in letargo sono rimasti.
Nel vecchio Pci la propaganda personale dei candidati era vietata per evitare una guerra intestina sulle preferenze. Nel “nuovo” Pd, invece, alla competizione interna alla lista e con i candidati delle liste alleate, è stata data la stura. Il risultato è stata un’invasione di “santini” cartacei e virtuali, dai mercati ai social, attraverso i quali abbiamo conosciuto volti, hobby, aspirazioni e buoni proprositi di una miriade di candidati.
Il sindaco Ape-munito (anche se a guidare il mezzo è stato quasi sempre il buon Mauro Talenti) ha fatto il resto: aperitivi, cene, pizzate, merende. I menù che rubano la scena ai programmi. Se i voti fossero proporzionali alle occasioni culinarie, farebbe cappotto. In realtà il sindaco Francesco Casini un avversario temibile ce l’ha: se stesso, o meglio il risultato ottenuto cinque anni fa. Era il momento di massimo splendore del Pd renziano, con il partito al 41% in campo nazionale. Casini incassò a Bagno a Ripoli uno straripante 68%. Ora, però, la situazione è parecchio cambiata. Il Pd zingarettiano stenta a risalire la china. Ecco spiegato l’attivismo del sindaco: ridurre al minimo il distacco, che comunque salvo sorpresissime ci sarà, da quella percentuale record. Casini 1 vs Casini 2: questo è il vero duello.