Mani sporche di terra, scarponi ricoperti di fango, i campi pieni di ortaggi come palestra per imparare un mestiere, coltivando, insieme ai pomodori e alla lattuga, il proprio futuro, la propria autonomia e dignità. A un anno e mezzo dalla sua nascita, il progetto di agricoltura sociale “Grandi Zolle”, rivolto alle persone con disagio psichico e dipendenze e ideato dal Comune di Bagno a Ripoli, che lo sta realizzando insieme all’Azienda Usl Toscana Centro, presenta i primi frutti.
L’occasione sarà il convegno “Seminare agricoltura sociale”, in programma domani, venerdì 24 novembre, dalle 14 all’Antico Spedale del Bigallo, a Bagno a Ripoli (via del Bigallo e Apparita), con l’obiettivo di far conoscere il progetto e la sua esperienza con un incontro che riunisce agricoltori, enti pubblici, operatori soci-sanitari, terzo settore e cittadinanza. Accanto alle istituzioni, rappresentate dal sindaco di Bagno a Ripoli Francesco Casini e dalla vicesindaca con delega al sociale Ilaria Belli, ci saranno i medici della Asl, con il responsabile del Centro di salute mentale Francesco Risaliti, gli operatori dei servizi sociali del Comune, le associazioni e le aziende agricole. Ma soprattutto ci saranno alcuni dei protagonisti di “Grandi Zolle”, che nei primi diciotto mesi di attività ha coinvolto una dozzina di persone con invalidità civile e in carico ai servizi sociali, la maggior parte uomini, dai 20 ai 50 anni, e provenienti da tutta l’area metropolitana.
Quattro quelle inserite attualmente, che per tre ore al giorno, quattro mattine alla settimana, sono impegnate nell’attività agricola sui campi dell’azienda Olivart sul territorio comunale di Bagno a Ripoli, seguite passo dopo passo da un tutor dell’associazione Popular. Ciascuno di loro, lungo il progetto, svolge mansioni disparate durante l’intero arco produttivo, dalla semina alla raccolta dei prodotti dei campi. Ognuno può poi “specializzarsi” in base alle proprie attitudini. Un ragazzo ad esempio è particolarmente portato nelle pulizie e dà un supporto nel tenere in ordine la stanza delle trasformazioni. Qualcuno si specializza nella raccolta, qualcun altro preferisce “fare l’aglio perché profuma”. E per tutti è una grande soddisfazione quando le persone “comprano gli ortaggi che abbiamo coltivato con le nostre mani”.
Al momento una persona, un ragazzo poco più che ventenne, giunto al termine del percorso individuale, prosegue nell’ambito di Olivart l’attività agricola con un rapporto di tirocinio. “Per questo motivo ci auguriamo che altre aziende decidano di seguire l’esempio di Olivart e aderire a ‘Grandi Zolle’ – dicono il sindaco Casini e la vicesindaca Belli –. Questo progetto non fa assistenzialismo ma trasmette alle persone con disagio psichico e disabilità competenze professionali in agricoltura concrete, tangibili, che possono poi favorirne l’inserimento nel mondo del lavoro agricolo”.
Il progetto, finora, è stato finanziato dalla Città Metropolitana di Firenze e dalla Regione Toscana con circa 40mila euro. Le risorse sono servite anche alla realizzazione di una serra che consente di coltivare per tutto l’anno, anche durante i mesi invernali. E alla creazione di un sito internet “Orto Zero Zero” per promuovere la vendita degli ortaggi in cassetta. Tra l’altro, si rifornisce di alcuni prodotti coltivati con “Grandi Zolle” anche la Siaf, la società di ristorazione del Comune di Bagno a Ripoli che prepara i pasti per le mense scolastiche del territorio e non solo.