Viva la ribollita di Centanni. Ieri l’ostilità di tanti cittadini ripolesi nei confronti della Lega e di Salvini si è incanalata in post aggressivi nei confronti del ristorante, sulle colline di Bagno a Ripoli, che avrebbe dovuto ospitare il pranzo del Carroccio. Una reazione, legittima ma sbagliata e ingiusta.
Se a Salvini si fermasse l’auto il meccanico dovrebbe rifiutarsi di fare la riparazione? E se il leader leghista volesse fare shopping, i negozianti dovrebbero chiudergli le porte? Non scherziamo. L’ingresso nei locali regolato a seconda della fede politica? Una follia.
Il ristorante Centanni, come le Carceri a Firenze, che oggi ospiterà il pranzo annullato a Bagno a Ripoli (e proprio ieri ha messo a tavola Giani ed i suoi sostenitori), fanno il proprio lavoro. La colpa non è offrire a Salvini e alla Ceccardi un piatto di pasta, casomai è dargli il voto.
Sorprende che la Lega si sorprenda per queste manifestazioni di protesta. Improvvisamente ha scoperto la violenza (verbale) dei social. Incredibile per un partito sostenuto da manipoli di “manganellatori del web”, pronti ad insultare pesantemente e minacciare qualsiasi avversario politico (meglio se donna o di colore o tutt’e due) e a diffondere sistematicamente notizie false.
E a proposito di minacce, ecco lo stravolgimento dei fatti da parte del Carroccio. Ai prenotati al pranzo è stato comunicato lo spostamento a causa di minacce da parte dei centri sociali (nientemeno) e timori per l’ordine pubblico. Salvo poi ripiegare su generiche minacce al ristorante nei comunicati ufficiali. Ma né le prime né le seconde sono reali. Lo ha confermato lo stesso gestore del ristorante, spiegando che non era in condizione di mettere a tavola cento persone in sicurezza con le norme sul distanziamento.
Una scusa, secondo la Lega. Forse è così. Forse il ristorante ha voluto evitarsi una cattiva pubblicità. O, più probabilmente, il proprietario ha riflettuto sui recenti comportamenti di Salvini, per il quale il non uso della mascherina è il massimo gesto rivoluzionario, ed ha voluto evitare rischi di un focolaio. Come dargli torto.
Certo, ci sono stati cittadini che hanno annunciato l’intenzione di disertare Centanni per aver accettato di ospitare il pranzo leghista, ma questa è una minaccia o una libera scelta (seppur non condivisibile)? Secondo il segretario provinciale del Carroccio, Scipioni, e la coordinatrice, Elisa Tozzi, il sindaco di Bagno a Ripoli e lo stesso Giani dovrebbero prendere le distanze da “certa sinistra intollerante e pericolosa”. Ma non ci sono state prese di posizione di forze o movimenti politci. Il sindaco Casini e Giani dovrebbero prendere le distanze dagli sfoghi di singoli cittadini? Ridicolo.
Un esponente leghista col quale spesso ho dei confronti mi ha scritto: se Zingaretti avesse organizzato un pranzo in Veneto non sarebbe successo tutto questo. Penso che abbia ragione. Ma c’è una spiegazione: Zingaretti non è un seminatore seriale di odio come Salvini.
Il capo della Lega si distingue costantemente per l’individuazione di un “nemico” sul quale sfogare ogni malcontento e frustrazione. C’è stata l’Italia parassita della Padania, Roma ladrona, i terroni (compresi i toscani), gli extracomunitari invasori, l’Europa che ci vuole asserviti, ora i migranti che portano il coronavirus (ed evidentemente sbarcano sul Po e si intrattengono al Billionaire, visti i maggiori focolai del contagio).
Una vita politica passata a sfruttare i momenti di difficoltà del Paese per solleticare i più bassi istinti della folla in cerca di un facile sfogo per la propria rabbia.
Chi semina vento raccoglie tempesta: mai come in questo caso il proverbio è tanto calzante.
In tempi più normali, nel giugno del 1973, il personale dell’autogrill di Cantagallo entrò in sciopero spontaneo per non far mangiare Giorgio Almirante.
Saltare un pasto non avrebbe certamente fatto male al signor Salvini che, gioverà ricordarlo, oltre che divorziato e incapace di laurearsi sia pure in quindici anni, è anche e soprattutto sovrappeso.
Ottima disamina! Te hai la laurea della sorbona???
No, l’ho conseguita nel 1998 alla Alma Mater Studiorum di Bologna.
In Place de la Sorbonne ho avuto molte occasioni per passare, durante frequenti trasferte di lavoro a Parigi.
Attorno al 1997 mi alzavo alle cinque del mattino per essere a lezione alle otto; Matteo Salvini invece -ancora non divorziato e non sovrappeso- andava in tv a dirsi nullafacente.
Aveva anche l’aria un po’ annoiata, se non ricordo male.
Ricapitolando, quel Salvini è:
1. Sovrappeso.
2. Divorziato.
3. Incapace di conseguire alcun titolo nonostante i quindici e più anni trascorsi a ciondolare in giro per gli atenei.
4. Nullafacente autodichiarato, a un’età in cui, se si è persone minimamente serie, si studia e si lavora al tempo stesso.
Con un curriculum del genere si hanno problemi a essere presi in considerzione dall’ultima delle agenzie interinali.
Altra cosa.
La Lega in cui Matteo Salvini milita da trent’anni è stata fino a ieri apertamente secessionista.
Tecnicamente, non ha fatto mistero alcuno delle proprie intenzioni di attentare alla vostra sovranità “nazionale”… salvo occupare ogni poltrona possibile in quello stesso “stato” che diceva di voler abbattere.
In un contesto minimamente serio -come quello della Repubblica Islamica dell’Iran- con accuse del genere si viene fucilati come cani, senza che ci sia neanche bisogno di scomodare un giudice.
Guache Caviar quindi.