L’idea che il cancello di Villa Pedriali su via dell’Antella possa essere demolito (vedi articolo), ha fatto sobbalzare Massimo Casprini, conosciutissimo esperto di storia locale, che ha scritto a QuiAntella un vero e proprio appello per il salvataggio del manufatto. Anche molti cittadini, commentando la notizia, chiedono che si trovi una soluzione per non cancellare un pezzo di storia.
Intanto domani è previsto un incontro fra Comune e Soprintendenza per esaminare i possibili destini del grande cancello monumentale.
L’appello di Casprini
Un altro pezzo di storia che se ne va!
Per essere corretti, e più precisamente, sono i nostri amministratori che buttano via, con la precisa volontà di distruggere, per non trasmettere alle generazioni future quella che è stata la storia del loro territorio e che non conoscono.
Conoscere la propria storia è una grande responsabilità che, evidentemente, nessuno vuole prendersi.
Il nostro territorio, in ogni suo angolo più nascosto, è un insieme di opere, di tradizioni, di uomini, di oggetti d’arte, di ricordi che, insieme, costituiscono un’enorme, incommensurabile ricchezza.
Perciò, conservare intatto quanto più possibile questo patrimonio è dovere di un popolo civile.
Da più parti è stato riconosciuto che il nostro paesaggio è il più commovente che esista al mondo ed io mi ribello alla voglia che c’è intorno a me di modificarlo in nome di un progresso che, anche nel caso del Cancello Pedriali, è un inesorabile profondo regresso.
In proposito ricordo le parole di Cesare Pavese: “Quando un popolo non ha più senso vitale del suo passato si spegne”.
Prima di prendere una terrificante decisione, inviterei i nostri amministratori locali e i funzionari della Sovrintendenza a leggere lil mio articolo “i’ Cancello di’ Pedriali” pubblicato pochi mesi fa sull’Annuario del Crc Antella 2022 “Il cambiamento climatico” nel quale ripercorro la storia di questo prezioso manufatto dalla sua costruzione in poi.
Forse, con una mano sul cuore, si potrebbe salvare il famoso “Cancellone” e restituirlo alla memoria di una Comunità.
Ecco l’articolo
i’ Cancello di’ Pedriali
di Massimo Casprini
Una fredda giornata del mese di dicembre del 1928, anno VII dell’era fascista, sulla via dell’Antella, a metà della “spianata del Niccheri”, ci fu una grande festa con bandiere al vento e un fotografo venuto da Firenze alla quale parteciparono le maestranze della fattoria dell’Antella con le loro famiglie per l’inaugurazione del cancello e del viale che portava alla villa padronale sulla collina.
Proprio di fronte al ponte all’Asse – ricordato anche come la palancola di’ Pelacani e che, soltanto nel 1920, la signora De Angelis fece costruire in muratura per accedere al podere Alberi di Sotto – l’ingegner Giuseppe Pedriali, che il 29 dicembre 1926 aveva acquistato la Fattoria dell’Antella di duecentoquaranta ettari con tre ville e venti case coloniche, volle creare un viale di lecci che dalla strada comunale raggiungesse la villa L’Antella. Al principio del viottolone alberato progettò un cancello trionfale per la cui costruzione si affidò a tutti artigiani e ditte del luogo. Il cancello in legno, i due cancelletti laterali e le capriate della tettoia furono realizzati dalla falegnameria di Egisto Bianchi di Antella con legname lavorato da Dante Barbieri, detto Farfallino, utilizzando noci abbattuti nel vicino podere Ellera; le parti in ferro furono fatte dagli storici fabbri Petrioli di Antella; i lavori in pietra dagli scalpellini Martinelli di Osteria Nuova; la vicina fornace “Belmonte di sotto” di Ferdinando Casprini e figli fornì mattoni, tegole, tegolini, colmi e anche le due splendide statue dei leoni in terracotta per le due colonne laterali. Successivamente fatte di pietra, forse scolpite dai Martinelli di Osteria Nuova.
Il Pedriali, ebbe cura di piantare dei cipressi nell’esedra e di disporre tutto intorno le panche di via in pietra per il riposo dei viandanti. Da abile imprenditore agricolo qual’era, per fare una degna e piacevole cornice alberata al monumentale cancello, a maggio dello stesso anno aveva piantato due file di gelsi ai lati della strada da Ponte a Niccheri all’Antella, dando inizio a un redditizo allevamento di bachi da seta. Per alcuni anni, le corse dei cavalli che venivano organizzate il giorno della Fiera d’ottobre partivano da qui e arrivavano alla sede della Misericordia in via Montisoni.
Durante la tremenda alluvione del 1936 la linea tranviaria venne interrotta in questo punto in quanto i binari erano rimasti infossati e coperti dal fango trasportato dall’Isone che aveva tracimato in più punti. Si ricorda che alla fine della guerra i reduci che tornavano a casa all’Antella dopo una lunga assenza, prima di abbracciare i familiari in paese, preferivano aspettare alcuni vecchi amici al Cancello di’ Pedriali che li accompagnassero e li preparassero all’emozionante momento dell’incontro con la madre, il padre, la moglie, i figli.
Negli anni Cinquanta del secolo scorso, tutti ricordano i primi temerari centauri del paese che si
vantavano di aver affrontato la curva al Cancello di’ Pedriali con le loro motociclette a novanta all’ora su una strada tutta buche e sassi.
Dal 1948, cioè da quando l’Amministrazione provinciale di Forlì ha accettato l’eredità dal Pedriali
dell’intera fattoria dell’Antella, il cancello è stato lasciato a un lento abbandono in completo degrado senza provvedere ad un’adeguata cura e ad una necessaria manutenzione in tutte le sue parti. I due grossi pilastri di pietra sono stati spezzati e le due statue dei leoni di terracotta sono scomparse. Il bel viale di lecci è stato attraversato dall’Autosole.
Il colpo di grazia è avvenuto il 18 agosto 2022 con un’improvvisa e violenta tromba d’aria che ha
stroncato un cipresso quasi centenario che si è abbattuto sulla tettoia, demolendola quasi completamente.
L’auspicio è che gli Enti responsabili provvedano a un integrale restauro per salvare quello che è un monumento storico conosciuto e amato da tutti. Un simbolo che deve restare a testimoniare l’amore per la terra di un uomo. Un’immagine che non deve scomparire in previsione di una nuova viabilità nella zona, anzi un segno che continui a identificare quella curva al Cancello di’ Pedriali. Sarebbe un peccato se dovesse sparire; col tempo dimenticheremo una parte della nostra storia e della nostra cultura che, invece, hanno il diritto di essere tramandate.
Abbiamo trasferito colossali monumenti dell’antico Egitto, non possiamo trasferire in altra posizione un cancello che ha forte valore affettivo per la popolazione locale?
Dispiace demolire il cancello ma non ha più la sua funzione e il degrado è enorme, la nuova viabilita ha mutato le linee , serve una buona pista ciclabile in linea con i tempi
Non è “amato da tutti” non da me che lo ho sempre visto come un’opera ora inutile e antiestetica. Ermes
Dell’articolo/appello accorato di M. Casprini, che condivido pienamente, segnalo senz’altro la citazione di Cesare Pavese.