Nell’ultima seduta del Consiglio comuale, il 27 dicembre scorso, si è verificato uno strappo istutuzionale che non ha precedenti nei quattro anni e mezzo di governo della giunta Casini. In approvazione c’era la delibera per la revisione degli strumenti urbanistici, ovvero la pianificazione del territorio di Bagno a Ripoli per gli anni futuri.
“Noi non voteremo questa delibera. Votatevela da soli, visto che da soli ne avete partorito le strategie e gli interventi, forzato per votarla stasera, tolto sostanza democratica a queste scelte, di cui vi assumete ogni responsabilità”: queste le parole della consigliera Sonia Redini (Cittadinanza attiva) a chiusura del suo intervento, prima di uscire dall’aula. A lei si sono accodate anche le altre opposizioni: il consigliere Sartoni (M5S) e il consigliere Mari (Forza Italia).
Cosa è accduto di così grave per far scattare questa protesta plateale, che supera i normali contrasti tra maggioranza e opposizione?
“Aavevo chiesto i dati relativi all’andamento demografico e alla situazione degli edifici residenziali, lo stato di utilizzazione delle strutture produttive e tutte quelle informazioni utili al recupero – risponde Sonia Redini – Niente di quanto chiesto ci è stato dato. Anzi, si è voluto arrivare a portare in approvazione questa delibera, l’avvio del procedimento per la formazione del nuovo Piano Strutturale e Piano Operativo, per forza, nell’ultimo Consiglio comunale dell’anno, senza che potesse esserci uno scambio ben istruito sui contenuti di quest’atto”.
Quindi c’è un problema di metodo e uno di merito. Però tu sei presidente della commissione urbanistica: non hai potuto seguire tutto l’iter del provvedimento?
Assolutamente no. I dati li ho chiesti a nome di tutta la commissione per avere un quadro complessivo, ma con la scusa che manca personale non ci sono stati forniti. Tuttavia la delibera andava approvata per forza ora e non capisco perché. Rimandare di un mese non avrebbe comportato problemi. Sarebbe stata una dimostrazione di apertura. Su altri argomenti c’è stato il confronto. Sull’ urbanistica no. Ma le prerogative dei consiglieri vanno rispettate. Proprio nel momento in cui il Pd in Parlamento si stracciava le vesti per il mancato dibattito sulla finanziaria, qui si comportava allo stesso modo del governo.
Poi ci sono le questioni di merito.
Noi sosteniamo una scelta di sviluppo urbanistico che non preveda consumo di suolo. Nella relazione si legge “ridefinire, ricucire e ridisegnare il margine urbano”, che tradotto vuol dire consumo di nuovo suolo.
Una possibilità, non un obbligo.
Certo ma, per esempio, nella piana di Ripoli, con l’arrivo della tramvia e la realizzazione di opere a servizio della linea, deposito e parcheggio, si allarga il perimetro urbano, a danno della zona rurale, all’interno del quale saranno possibili nuove edificazioni. Il sindaco ha assicurato che non ci sarà cementificazione e poso dargli credito. Ma siccome non è detto che venga rieletta questa maggioranza, una volta approvata la delibera e varata dalla Regione, sarà difficile modificarla. Vuol dire lasciare a chi viene dopo scelte già vincolanti. Per questo sarebbe stato importante un confronto.
Non c’è un eccesso di demonizzazione rispetto a nuove costruzioni? Per esempio ci sono aziende, come Scervino, che hanno bisogno di spazi per espandere la loro attività.
Prima si valuta esattamente i dati quantitativi a disposizione per il recupero. A Lastra a Signa hanno scelto nel 1998 di non consumare più suolo e questo non ha impedito lo sviluppo. Si deve sapere che, per esempio, l’Ipercoop di Lastra a Signa non ha consumato un metro quadrato di nuovo suolo.
Però voi avete diffuso un comunicato di critiche all’insediamento della tramvia per il carico eccessivo di parcheggi, con dati falsi.
E’ vero, perché erano stati calcolati su quello che era emerso nell’assemblea sulla tramvia al Teatro Reims. Per questo avevo chiesto di vedere il progetto. Dovrebbe essere a disposizione di tutti perchè è un progetto pubblico. Non è un modo di agire che va bene, lo stigmatizzo. Ecco il segnale dato dall’uscita dall’aula: la misura è piena. Portare la relazione all’ultimo momento è mancanza di democraticità.