In un’Italia di santi, poeti, navigatori e, recentemente, di costituzionalisti (da bar sport) da ambo le parti, sentire parlare un costituzionalista vero e di alto livello mette ancora più in risalto le storture del dibattito referendario tra Sì e No. Ieri sera il Circolo l’Unione di Ponte a Ema ha ospitato il professor Ugo De Siervo, presidente emerito della Corte costituzionale, per la prima manifestazione del “Comitato del No” di Bagno a Ripoli. Insieme a lui Antonio Floridia, presidente della Società italiana di studi elettorali. Due interventi che sono entrati nel dettaglio della riforma costituzionale (il primo) e della nuova legge elettorale (l’Italicum) il secondo.
In sala una sessantina di persone (alcune sono intervenute), fra cui il politologo professor Stefano Passigli e il magistrato Beniamino Deidda. Realistico pensare che almeno il 99 per cento dei presenti fosse già orientato a bocciare la riforma. Tant’è che non vi è stato alcun dibattito. Peccato, perché il confronto, lontano da slogan e liti da cortile, avrebbe reso l’iniziativa ancor più interessante. Così è stato possibile ascoltare una sola campana che, ovviamente, ha messo il luce solo gli aspetti negativi sia della riforma che della legge elettorale.
Il professor De Siervo ha centrato il suo intervento soprattutto su alcuni punti: la possibilità di cambiare in futuro la Costituzione senza attendere decenni in caso di vittoria del No (“Dal 1948 a oggi ci sono state 36 modifiche”, ha ricordato); lo “scardinamento”, a suo giudizio, del sistema delle autonomie regionali aumentando, fra l’altro, il divario tra quelle a statuto ordinario e quelle a statuto speciale; la farraginosità di alcuni articoli che comporteranno un alto numero di contenziosi tra Stato e Regioni. Floridia ha invece accusato l’Italicum di rispondere ad una “logica plebiscitaria della democrazia” e ne ha contestato l’effetto di garantire una maggiore governabilità. “Inoltre – ha aggiunto – non c’è alcun bisogno di sapere per forza la sera delle elezioni chi sia il vincitore: è questo il ‘punto-baco’ di questa legge elettorale”.