
“Abbiamo sbagliato, anzi ho sbagliato perché me ne assumo la responsabilità, a non celebrare il Giorno del Ricordo il 10 febbraio scorso. Non acadrà più”: il sindaco Francesco Pignotti ha dato una risposta chiara, senza giri di parole, all’interrogazione presentata ieri in consiglio comunale dal gruppo Fratelli d’Italia, che chiedeva il motivo della dimenticanza.
“Il giorno del Ricordo, che commemora le vittime delle foibe e l’esodo degli italiani dall’Istria ha la stessa dignità di altre commemorazioni: lo ha ricordato anche il presidente Mattarella – aveva detto il capogruppo di FdI, Michele Barbarossa, presentando l’interrogazione -. Cerimonie sono state fatte a Firenze, all’Università e in molti comuni del circondario, niente a Bagno a Ripoli. Una cosa gravissima”.
L’ammissione di colpa del sindaco e l’impegno a organizzare celebrazioni il prossimo anno ha soddisfatto il consigliere.
Successivamente il consiglio ha affrontato una mozione, presentata da FdI, dove si chiedeva l’installazione sul territorio comunale di una targa o di una lapide che ricordi degnamente il Giorno dal Ricordo. Il consigliere Orsini (Pd), dopo aver affermato che non vi debbano essere morti di serie A e serie B, ha proposto che l’iniziativa sia allargata a tutti i morti senza colpa, cercando una condivisione fra i partiti presenti in consiglio..
Fratelli d’Italia ha aderito alla proposta di Orsini e ha quindi ritirato la mozione per favorire un confronto tra le forze politiche che nei prossimi giorni studieranno se dedicare una targa o un luogo a tutte le vittime. Iniziativa a cui ha annunciato voto favorevole il capogruppo di Cittadinanza attiva, Beniamino Deidda, e l’astesione Francesca Cellini, capogruppo di Bagno a Ripoli Futura secondo la quale l’iniziativa rischia di diventare “più un atto di affermazione politica che un momento di riflessione storica e civile”.
A Firenze, ripeto, imporre la contrita celebrazione del Giorno del Piagnisteo ha ovviamente e direi logicamente portato a risultati diametralmente opposti a quelli auspicati.
Estendere l’esperienza anche ai comuni confinanti non garantisce affatto risultati diversi, sempre che si riesca a rompere il muro di quella gelida indifferenza che -passata la curiosità iniziale- accoglie da queste parti ogni iniziativa di questo tipo.