Un grido, al tempo stesso, di dolore e di protesta, anche se affidato al tono garbato ma deciso di una lettera aperta. A firmarla sono Marianna Cellai, presidente del Centro commerciale naturale “Grassina e le sue Botteghe”, e Tania Borrani, presidente Confesercenti Bagno a Ripoli. Destinatari il presidente della Regione, Enrico Rossi, e il presidente del Consiglio regionale e candidato alla successione di Rossi per il centro sinistra, Eugenio Giani. Nel mirino della missiva l’apertura della grande distribuzione domenica 26 aprile e domenica 3 maggio.
“Le nostre attività (siamo ben 65 negozi) – scrivono Cellai e Borrani ai vertici della Regione – hanno da subito rispettato alla lettera tutte le nuove dispozioni che giornalmente venivano dettate da decreti e ordinanze, abbiamo assistito alla decisione di distribuzione delle mascherine alla popolazione presso farmacie e grande distribuzione, basiti dal fatto di aver per l’ennesima volta tenuto fuori le nostre attività che vorremmo ricordarvi essere il tessuto vitale della nostra città. Ma davanti all’ultima ordinanza regionale dove si obbligava alla chiusura delle attività aperte per i giorni 25 aprile e 1 maggio (omettendo di fatto il 26 aprile e il 3 maggio) in quanto essere da sempre ‘ponti’ allettanti per la popolazione e si invitava così a non uscire di casa con la scusa della spesa, non possiamo più stare in silenzio”.
“Noi per aiutare le persone a capire l’importanza dello ‘stare a casa’ – continua la lettera – abbiamo interpretato la suddetta ordinanza attaccandoci (come era ovvio, sennò che ponte è di un giorno solo?) anche le chiusure del 26 aprile e del 3 maggio proprio per non dare una scusa ad un’ uscita senza motivo. Ma, ahimè, notiamo con grande dispiacere che la Gdo non ha interpretato nella stessa maniera l’ordinanza tenendo i propri punti vendita aperti il 26 aprile e il 3 maggio. E notiamo con altrettanto dispiacere, che da parte vostra non sia stata fatta nessuna nuova ordinanza, scaricando sui Comuni lo spiacevole compito di porre una pezza alla vostra mancanza. Siamo quindi a chiedervi di spiegare, e non a noi, ma bensì a quei 53 negozi (vi ricordiamo, che siamo 65) che a tutt’oggi sono chiusi da più di un mese; negozi che non hanno esitato un attimo a chiudere la propria attività, sprofondando con la propria famiglia e i propri dipendenti in una crisi che non sappiamo ancora se e quando avrà una fine”.
“Noi abbiamo il dovere morale e personale di dare delle risposte sull’andamento della situazione attuale a tutte le nostre attività chiuse – si sfogano la presidente del Ccn di Grassina – ma oggi sono stanca, stanca signori presidenti perchè io sono tra quei negozi che vende generi di prima necessità e che da più di un mese stanno lavorando a ritmi al limite del fisico umano, in negozi rivoluzionati per consentire la giusta entrata dei clienti, mettendo a rischio la propria salute e quella dei propri familiari, senza nessuna tutela. Sono stanca di giustificare ordinanze e decreti, pensando prima di tutto al ‘bene comune’, quando i ‘grandi’ non li interpretano nella stessa maniera, quando i ‘grandi’” che sono molto più tutelati di noi non pensano alla salute comune ma al Dio quattrino. No, non ho piu voglia! Certa di ricevere al più presto una vostra risposta ma soprattutto certa che anche voi abbiate a cuore, come noi, la salute comune”.