Il Pd ripolese sta vivendo una strana crisi, frutto di una schizofrenia tra base e vertice. Alle Regionali ha ottenuto uno dei migliori risultati nella provincia di Firenze, ma il candidato di zona, l’ex sindaco Bartolini, non solo non è stato eletto ma ha avuto un numero di preferenze molto al di sotto delle aspettative. Il dato numerico ha messo sotto gli occhi di tutti l’incapacità del partito di sostenere a dovere il candidato scelto e, di conseguenza, ha riaperto le polemiche proprio sulla scelta fatta. Lunedì si riunirà l’assemblea comunale. Il segretario Daniele Olschki si presenterà dimissionario e voglioso di levarsi qualche peso dallo stomaco. Non sarà l’unico (infatti la stampa sarà tenuta cautelativamente fuori dai piedi).
Dimissionaria, ma già da tempo, anche Sandra Baragli, coordinatrice del circolo di Antella. Col 30 giugno cesserà il suo ruolo di reggente in attesa che si presentasse un volenteroso disposto a prendere l’eredità di Lorenzini, ultimo segretario di circolo dimessosi dopo le Comunali dello scorso anno. Nessuno si è fatto avanti, così dal prossimo primo luglio il Pd antellese sarà evaporato. Alla riunione di martedì scorso erano presenti dieci iscritti, una miseria a fronte degli oltre 140 di Antella. Non risultano maggiormente affollate le riunioni dei circoli di Bagno a Ripoli, Grassina e Ponte a Ema. La divisione campanilistica tra le frazioni, che anni fa poteva avere un senso per i legami col territorio, appare sempre più anacronistica. Una frammentazione delle sempre minori risorse umane disponibili (e senza apporto di nuova linfa, i giovani latitano) che andrebbe affrontata dal punto di vista organizzativo e politico.
In una situazione di desolazione e futuro nebuloso, è fisiologico che si cerchi qualche “colpevole” sul quale scaricare le frustrazioni di un partito dal passato imponente e da un futuro imperscrutabile. Solo in un contesto così esacerbato può nascere e alimentarsi la favola della fioraia cattiva che rema contro il candidato scelto dal partito e lo fa crollare. Una sorta di David e Golia rivisitato in salsa politica locale poco credibile. Ed è in una situazione vicina allo sbando che possono sorgere e rafforzarsi conventicole extra partito, che non sentono la necessità del confronto nelle sedi istituzionali.
L’assemblea comunale non potrà d’un colpo raddrizzare la barca. Però il Pd ripolese ha l’occasione per mettere le basi sulle quali ripartire. Occorrono maggiore chiarezza, rispetto reciproco, condivisione dell’obiettivo finale (ci si può dividere sui modi per raggiungerlo, naturalmente), determinazione e rinnovamento. Soprattutto appare indispensabile avviare un lavoro certosino per riallacciare i contatti con i tanti che sono vicini al Pd ma che si guardano bene dal partecipare alla vita del partito. E magari anche un maggiore confronto con chi sceglie altre forze politiche, ma che comunque dimostra di non voler arrendersi alle sirene dell’astensione e del menefreghismo, l’avversario più pericoloso per qualsiasi comunità. La libertà non è star sopra un albero / non è neanche avere un’opinione / la libertà non è uno spazio libero / libertà è partecipazione, cantava Giorgio Gaber una quarantina di anni fa. Mi sembra ancora attualissima. L’antipolitica è dietro l’angolo. Anzi forse l’ha già svoltato.