Evviva, anche se con un po’ di ritardo, le transenne contro l’attraversamento selvaggio sono arrivate davanti all’ospedale dell’Annunziata. Su entrabi i lati della strada è stata realizzata una barriera, insormontabile ma, purtroppo, aggirabile. Infatti il problema persiste, perché molti pedoni rifiutano il corretto comportamento e continuano ad infilarsi fra le auto anziché sfruttare il passaggio pedonale con il semaforo.
Osservando con attenzione il comportamento di questi trasgressori seriali, ci si rende conto che neanche lo spostamento del semaforo, come invocano alcuni buonisti, sarebbe risolutivo. La maggior parte dei pedoni kamikaze, infatti, attraversa in corrispondenza del nuovo ingresso all’ospedale anche se non ha l’auto parcheggiata nella zona immediatamente di fronte. Arrivati sul marciapiede opposto proseguono verso il semaforo e magari lo oltrepassano pure per arrivare alla propria vettura.
Allora perché scelgono di attraversare dove è vietato, addirittura scansando le transenne? Non per risparmiare qualche metro, come si potrebbe supporre, ma per evitare l’attesa di una manciata di secondi al rosso del semaforo. Ciò significa che se il semaforo venisse portato nel punto in cui avviene l’attraversamento selvaggio, questi pedoni andrebbero ad attraversare proprio dove ora c’è il semaforo, pur di non perdere qualche secondo del loro preziosissimo tempo.
L’unica soluzione sarebbe scatenare qualche vigile in borghese e affibbiare un bel po’ di contravvenzioni (anche se già mi immagino le lamentazioni dei multati). Ovviamente andrebbe data ampia pubblicità all’operazione come monito per chi volesse insistere nel comportamento incivile e pericoloso per sè e per gli altri. In questo caso vale lo slogan che fu di Mao Zedong: colpirne uno per educarne cento. Forse.
Il problema sussiste da quando è stato spostato l’ingresso dell’ospedale. Dunque “ciò significa che se il semaforo venisse portato nel punto in cui avviene l’attraversamento selvaggio, questi pedoni andrebbero ad attraversare proprio dove ora c’è il semaforo, pur di non perdere qualche secondo del loro preziosissimo tempo” non penso sia una deduzione corretta, dato che prima non accadeva. Purtroppo, per quanto il percorso (corretto) usando il semaforo sia effettivamente lungo uguale a quello attraversando a caso, ritengo che sembri più breve la seconda opzione. Intendo dire che le persone, secondo me, attraversano a caso semplicemente perché (illusoriamente) credono sia il percorso più veloce. Non possiamo cambiare la psicologia delle persone ma possiamo spostare un semaforo! Perciò, invece di inventare strane soluzioni di strambe barriere o vigili in borghese, perché non spostare “semplicemente” il semaforo? Capisco la difficoltà burocratica, ma penso davvero sia l’unica soluzione. Il semplice fatto che il problema è nato da quando è stato spostato l’ingresso, dovrebbe essere la chiave per risolvere il problema.
Saluti,
Tommaso
Le sue considerazioni sono tutte corrette, ma mancano di un elemento: prima le persone attraversavano correttamente perché procedevano su una linea retta costituita da ingresso, semaforo, casottino per i pagamenti. Ecco perché sostengo che spostare il semaforo non sarebbe sufficiente. Pur di non attendere il verde continuerebbero gli attraversamenti selvaggi proprio dove il semafore è adesso. Per ottenere il risultato desiderato occorrerebbe spostare in linea col nuovo ingresso anche il casottino. Non le sembra paradossale?