
Sabato 8 marzo sarà festa all’Antella e non solo per la data dedicata alle donne. Sarà inaugurato il secondo lotto del Lungo Isone, un progetto in due tappe di abbellimento della frazione, ora completato. In questi mesi si è spesso acceso un dibattito: Lungo Isone o Sotto i viali? Lo storico locale Massimo Casprini ripercorre la storia del luogo e l’origine del nome.
Articolo di Massimo Casprini
A un anno di distanza dall’inaugurazione del primo tratto del viale, avvenuta il 1° giugno 2024, fra pochi giorni verrà inaugurato il completamento del “Lungo Isone” all’Antella, riqualificato su progetto dell’architetta Antonella Carratù.
I lavori erano iniziati il 9 ottobre 2023 e l’intera opera è stata realizzata dal Comune di Bagno a Ripoli grazie a un lascito testamentario della concittadina Marisa Migliorini (1925/2021) alla quale è stata intitolata con una targa posta su un piedistallo di acciaio corten.
Il percorso del “Lungo Isone”, che si sviluppa dal giardino Meucci – voluto dal dottor Cafissi negli anni del regime – fino al ponte del paese, è stato integralmente rinnovato suddividendolo in due lotti di lavori.
Il primo lotto comprende il viale con un camminamento centrale affiancato da prati erbosi e ghiaino di marmo bianco, alcune fioriere con roseti, illuminazione diffusa e una serie di sedute dalle differenti forme artistiche quasi fosse un percorso espositivo da Biennale veneziana. Il muro lungo il fiume è stato ristrutturato e sovrastato da una ringhiera in corten. Dello stesso materiale ferroso sono stati installati cinque grandi archi ed è stato ammodernato il “Fontanello Acqua Buona” già progettato dall’ingegner Francesco Spinelli negli anni Sessanta del secolo scorso.

Il secondo lotto, lo spazio in prossimità del ponte, è stato reso pedonale con una piccola piazzetta, una seduta e un fontanello. Fra i due lotti – dove fino a pochi anni fa c’era un gigantesco e magnifico esemplare di cipresso, rifugio serale di migliaia di uccelli – è stato innalzato un enorme monolite parallelepipedo in corten, quasi fosse un totem da venerare… anche se anonimo!
È stato un intervento lungo e difficile che ha provocato accanite polemiche e contestazioni da parte della popolazione con alcune vivaci e molto partecipate assemblee pubbliche e che, infine, ha modificato esteticamente tutta la zona con buona pace dei tradizionalisti che avrebbero preferito un’operazione più semplice e al naturale.
Ma quello che è stato denominato “Lungo Isone”, per gli antellesi sono i cosiddetti “Sotto i viali”, conservatori di tanta storia paesana. In molti, ancora oggi, si chiedono perché si usa impropriamente la parola “sotto” quando, in effetti, di sotterraneo non c’è mai stato niente e, in più, al plurale mentre il viale è sempre stato uno solo.

Forse, è dovuto alla tradizionale abitudine dei fiorentini di contrarre le parole e le frasi – purchè il significato non cambiasse. Perciò, contraendo e riducendo l’intera frase a “Sotto i viali”, si è sempre inteso dire “Sotto gli alberi del viale”. Il viale alberato fu creato nel 1916 facendo piantare una sessantina di tigli ai prigionieri austriaci della Grande Guerra. Fu l’atto conclusivo di una lunga diatriba iniziata in consiglio comunale nel 1908 fra coloro che, invece, volevano fare una piantagione, recintata con filo spinato, di alberi da falegnameria «per ottenere un vantaggio economico assai rilevante».
“Ci vediamo sotto i viali” era un modo di dire degli innamorati per fissare un appuntamento galante o dei tanti ragazzi che, finita la scuola, ogni pomeriggio si ritrovavano in compagnia. Era uno spazio libero, ideale per giocare ai quattro cantoni con i tronchi degli alberi o a bomba libero tutti o a filetto a cavalcioni sul muro o, in autunno, per creare montagne di foglie gialle sulle quali saltare o nascondersi.

Si ha notizia, e ci sono anche documenti fotografici, che fin dai primi anni del Novecento, durante le fiere paesane in ottobre, “sotto il viale” i molti contadini che c’erano allora radunavano centinaia di bestie per le “esposizioni” zootecniche che, oltre che gareggiare per ottenere un diploma, erano anche l’occasione per acquistare o vendere un vitello o una vacca con la presenza del sensale che, con una stretta di mano, sanciva il contratto.
E si rivedono nella memoria le lavandaie. «Prone sulle magre acque, giovani donne dalle anche formose stavano in lunga fila a lavar panni» nel torrente Isone e poi a stenderli ad asciugare al vento sulle “funate” lungo la riva destra del fiume fra gli alberi del viale.
E, in estate, le ricamatrici montavano ognuna il proprio telaio sui cavalletti per stare all’ombra degli alberi a lavorare e a ciarlare sui fatti del paese.

Nel 1925 fu costruita quella torretta a base quadrata alta sette metri dalla Società Elettrica del Valdarno che era subentrata all’Officina Elettrica dei fratelli Benucci i quali, nel 1906, furono i primi a produrre e distribuire l’energia elettrica nel Comune. La loro fabbrica era in via Simone degli Antelli ma la Valdarno ottenne il permesso di costruire una propria cabina di trasformazione nel viale purché «fosse in linea con le piante e non restringesse l’alveo del fiume». Essendo tutta verniciata di rosso fu battezzata “Cabina rossa” e i ragazzi non si avvicinavano più di tanto perché aveva stampati sui quattro lati i teschi con le ossa incrociate e le scritte “Pericolo di morte”.
Il 3 luglio 1936 un tremendo nubifragio si abbattè sull’Antella, una massa d’acqua enorme tracimò dall’Isone ed entrò nel cimitero distruggendo le tombe. Molte casse da morto galleggiarono verso il paese e s’infransero al ponte e agli alberi del viale facendo uscire i cadaveri. Uno rimase avvinghiato al primo tiglio tale da apparire un Cristo in croce.
Nell’estate del 1944 l’esercito tedesco, che ormai aveva perso la guerra, si stava ritirando verso il Nord e l’ultimo presidio che passava dall’Antella cercò di nascondere all’aviazione alleata i pochi autoblindo e i camion che gli erano rimasti parcheggiandoli nel viale protetti dal fitto fogliame degli alberi.

Fino al 1958, in occasione del Corpus Domini vi transitava la processione e, a metà del viale, già nel Settecento, la fattoria di Belmonte costruiva a sue spese un vero ponte in legno per attraversare l’Isone e proseguire in corteo lungo la viottola di loppi fino alla cappellina della casa colonica Antella di Sopra. Alcuni giorni prima, i ragazzi andavano per i campi a raccogliere fiori che servivano per fare la “Fiorita”, un tappeto floreale nel viale.
E chi non ricorda il famoso vespasiano a edicola all’inizio del viale? Era il pisciatoio pubblico di tutti gli artigiani e i bottegai… che scaricava direttamente nel fiume! E, sempre “sotto il viale”, si andava a festeggiare un evento e a ballare e, in tempi più recenti, si allestivano mostre, si presentavano libri, si preparavano i mercatini del Calcit con gazebo e bancarelle.
Quindi, nonostante le drastiche trasformazioni subite, conserviamo e tramandiamo il simpatico modo di dire e diamoci appuntamento “Sotto i viali” perché quello – e non quelli! – è stato un luogo eletto, amato e rispettato da tutti che ci può raccontare tanta storia vissuta all’ombra di quei meravigliosi tigli che sono la grande ricchezza del nostro viale.
Molto bello . C’era anche il tram? Fino a quando? Dove arrivava?
Dal 1927 al 1956, arrivava in piazza Peruzzi.