C’è la sua foto sorridente in un campo di fiori appoggiata sulla bara davanti all’altare. Ci sono la figlia Cristina e la nuora Mariangela. C’è il sindaco Francesco Casini, con il gonfalone del Comune di Bagno a Ripoli, e il presidente dell’Anpi Firenze, Luigi Remaschi, con il vessilo dell’associazione. Soprattutto ci sono i suoi compaesani dell’Antella, dove ormai viveva da anni. L’ultimo saluto a Giuseppina Cavicchi, scomparsa a 88 anni il 5 gennaio nella sua abitazione in piazza Peruzzi (vedi articolo), si è tasformato in un grande abbraccio “guidato” dal parroco don Moreno che oggi pomeriggio ne ha celebrato i funerali. Poi la salma è stata accompagnata da un lungo corteo fino al Cimitero monumentale della Misericordia dove è stata sepolta.
“Sono persone come Giuseppina che, pur nella loro semplicità, fanno la storia – ha detto don Moreno – Persone che hanno lottato senza far vedere la lotta”. Il sacerdote ha quindi letto – con la voce rotta dalla commozione – alcune righe dal libretto nel quale Giuseppina, che all’epoca aveva 11 anni, aveva raccolto le sue memorie di quanto avvenuto quel martedì 20 giugno del 1944 a Pian dell’Albero, di ciò che era accaduto prima e dopo la strage nazifascista in cui perse babbo, nonno e fratello. Una terribile esperienza che le ha segnato per sempre la vita: “Da allora non sono più stata bambina”, si legge nel libretto.
“Giuseppina non si è mai tirata indietro nel tramandare la sua preziosa testimonianza alle giovani generazioni con continui interventi nelle scuole – ha ricordato Remaschi – Noi tutti abbiamo con lei un debito di amore, amicizia, onestà, rigore morale”. “Gigi, mi diceva – ha continuato il presidente dell’Anpi con le lacrime agli occhi – Quando andrò via il discorso me lo devi fare te… Ma è davvero duro farlo”.
“Dietro i suoi modi pacati e gentili – ha ricordato il sindaco Casini – c’erano grande forza e coraggio. Ha fatto tanto per la nostra comunità e la tanta gente che è venuta oggi in chiesa per darle l’ultimo saluto è il segnale di quanto tutto il paese le voleva bene”.