Prima la “bomba” del caso Sesto, poi l’incombere delle ferie, hanno fatto scemare l’attenzione sul Pd di Bagno a Ripoli che, lo ricordo, è senza guida dopo le dimissioni del segretario comunale Daniele Olschki. La situazione non è paragonabile a quella sestese, dove sono deflagrate divisioni insanabili, tuttavia anche qui il Pd si presenta in difficoltà. Il segretario metropolitano Fabio Incatasciato (nella foto) sarà in zona nei prossimi giorni per verificare se la situazione è decantata, le animosità affievolite e, soprattutto, quali possono essere le prospettive. L’obiettivo è convocare l’assemblea comunale ai primi di settembre e trovare fra i delegati la nuova guida del Pd ripolese. “La soluzione è complicata ma si può recuperare – dice Incatasciato – Si può puntare su un giovane, magari con un’esperienza in Consiglio comunale, oppure su una figura più matura, contornata da un gruppo di lavoro giovane, che raccolga il consenso di tutti”. Candidature, il segretario metropolitano non ne avanza, ma i nomi sono sulla bocca di tutti. La soluzione “giovane” porta diretta a Edoardo Ciprianetti, consigliere comunale. La sua “colpa”? Essere un fedelissimo del sindaco Casini. L’alternativa potrebbe essere Marco Piarulli, (appena 20 anni) segretario dei giovani democratici, che però qualcuno definisce un salto nel buio. Il “piano B” prevede di puntare su Gian Bruno Ravenni, dirigente regionale, che già il sindaco Casini avrebbe voluto imbarcare in giunta. Ma Ravenni, ritenuto figura super partes e di alto livello, accetterebbe di accollarsi il disbrigo delle beghe interne che hanno caratterizzato il Pd di Bagno a Ripoli in questi ultimi mesi? “Il partito non deve essere a servizio del sindaco ma neanche in contrapposizione – dice Incatasciato – Ci vuole maggiore collaborazione. Il problema non era Olschki, ma altri all’interno del partito che hanno un po’ strumentalizzato certe situazioni. Qualcuno che nel Pd non ci crede veramente”.
Poi c’è il problema dei quattro circoli (Bagno a Ripoli, Antella, Grassina, Ponte a Ema) in cui è articolato il partito, che ormai boccheggiano. La partecipazione di militanti e simpatizzanti è sempre più scarsa. Quello di Antella è anche acefalo dopo le dimissioni di Sandra Baragli da reggente. C’è chi ha ipotizzato una riunificazione, ma il campanilismo frena quest’idea. “La presenza capillare del partito sul territorio è utile – ammette Incatasciato – E, come si sa, Grassina con Antella non c’entra niente. E’ vero, però, che i circoli vanno fatti vivere. Dobbiamo trovare il modo di dare nuova linfa”.
A da dove viene la storia dei circoli di Berlusconiana memoria se non sbaglio erano di forza Italia . E se il PD si Side di sx almeno lasci il nome sezioni perbaccolina.
I circoli non sono una mia invenzione. E’ l’articolo 14 dello statuto del Pd che li indica come organismi di base della partecipazione. E non da oggi.
Non conosco bene la situazione, quindi non posso giudicare….
Certo che un partito i cui iscritti litigano tra di loro perché, per questioni di campanilismo, non riescono nemmeno a mettersi d’accordo per trovare una sede unica,mi fa veramente cadere le braccia…
Da elettore di sinistra, trovo deprimente questo aspetto….è da questi circoli che dovrebbero uscire le nuove leve di politici??
Cavolo,non so cosa ne pensi te, Francesco, ma ci meritiamo davvero altri 20 anni di Berlusconi…
Il radicamento territoriale è indubbiamente un patrimonio delle comunità. Quando il campanilismo diventa ottuso, si trasforma in un freno. Siamo sul crinale…
Concordo… un partito democratico deve avere la massima diffusione sul territorio, è evidente. Però che certi campanilismi emergano per questioni, a mio parere, cosi sciocche, non induce certo all’ottimismo sulla qualità delle classi dirigenti che possono formarsi in questi circoli….