La “tassa sul morto”, ovvero il diritto fisso per il trasporto verso il crematorio o i cimiteri comunali istituita dal Comune di Bagno a Ripoli, è legittima. Oggi la sentenza del Consiglio di Stato mette sostanzialmente fine alla controversia tra Comune da un lato e Parrocchia e Confraternita del Ss. Sacramento di San Piero a Ema (che gestisce il crematorio di Ponte a Ema) daLll’altro, iniziata nel dicembre del 2018.
In questi anni vi sono state due sentenze del Tar Toscana che condannavano la scelta dell’Amministrazione comunale, ribaltate da altrettante sentenze del Consiglio di Stato. Il diritto fisso per il trasporto delle salme non si applica ai residenti nel comune di Bagno a Ripoli e nell’ambito delle parrocchie di Bagno a Ripoli; è di 100 euro per i residenti nel resto della Città metropolitana; 150 per quelli fuori da questi confini.
Il Consiglio di Stato, definendo inammissibile il ricorso della Confraternita, ha accettato la tesi del Comune secondo i legali del quale c’è un “difetto di legittimazione ad agire della Parrocchia e della collegata Confraternita, poiché il tributo grava su chi effettua il distinto servizio di trasporto delle salme, e non su tali due soggetti che si occupano solo della cremazione oppure della tumulazione”. “La Parrocchia e la Confraternita hanno assunto per mero spirito di liberalità l’onere di corrispondere il tributo – scrivono i giudici amministrativi -, che non può essere inteso come un’imposta direttamente incidente, in senso giuridico, sui soggetti che, appunto, hanno assunto lo svolgimento di tali servizi cimiteriali (laddove, invece, soggetti passivi del rapporto d’imposizione sono i trasportatori; mentre i soggetti sui quali ‘incide’ la ‘traslazione’ del costo tributario sono gli utenti del servizio di trasporto medesimo)”.
Per il Comune un bel sospiro di sollievo. La “tassa sul morto” frutta infatti ogni anno circa 270mila euro.