Il presidente del circolo di Bagno a Ripoli di Legambiente, l’architetto Pierfilippo Checchi, ha scritto una lettera aperta a Giunta e Consiglio comunale di Bagno a Ripoli (che si riunirà lunedì 18) sul tema dell’impatto ambientale che avrà sul sistema idrico della valle dell’Isone il progetto di Autostrade. Il testo si conclude con un preavviso di ricorso se non verranno fatte modifiche che preservino l’habitat naturale dei corsi d’acqua e delle specie rare di flora e fauna (in particolare il granchio di fiume Potamon fluviatile) che lì vivono. Insomma Autostrade, se procede col progetto attuale, rischia di prendere… un granchio. Questo il testo:
Il Circolo di Legambiente Bagno a Ripoli, appena venutone a conoscenza, ha esaminato con attenzione il progetto definitivo per la terza corsia autostradale fra Fi-sud ed Incisa, secondo lotto relativo alla variante San Donato in Collina. Tale progetto prevede principalmente una positiva riduzione del tratto in galleria portandolo vicino ed in parallelo alla attuale galleria, uno spostamento a sud dell’attuale tracciato con una riduzione della curvatura prima dell’imbocco della galleria e un “rimodellamento morfologico” con un riempimento della valle sottostante con circa 1,5 milioni di metri cubi di terra inertizzata e impermeabilizzata che arriva fino alle base delle pendici dell’antistante poggio di Fontesanta, e con il seppellimento dell’intero reticolo idrografico presente nell’area (Borro di S. Giorgio-Isone, Borro dei Ponti di Millo, Borro di Querceto) sotto decine di metri di terra.
Il progetto prevede la ricostituzione di tale reticolo sopra il nuovo rilevato cambiando le pendenze e con attenzione solo alle problematiche di tipo idrologico e non a quelle naturalistico-ambientali (come anche codesta amministrazione ha già fatto notare). Per capire come sia stata possibile una tale previsione, abbiamo consultato il “Quadro di riferimento ambientale-relazione” redatto da Spea e presentato da Autostrade per l’Italia nel Maggio 2011 per l’avvio del procedimento di Via (valutazione di impatto ambientale) specificamente alle pagg. 123-130 ed abbiamo trovato una descrizione generica (basata principalmente su dati di letteratura) relativa a specie che caratterizzano gli ecosistemi presenti nell’area dell’intero secondo lotto più che una lista di specie rilevate durante sopralluoghi effettuati nell’area oggetto dell’intervento, suggerendo così una valutazione sommaria e non esaustiva della biodiversità dell’area stessa. Abbiamo quindi chiesto alla Prof.ssa Rita Cervo del dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze (nostra iscritta) di far compiere una ricognizione lungo le aste fluviali interessate dal rimodellamento morfologico per verificare la presenza o meno di specie protette lungo le medesime.
Sono stati eseguiti tre sopralluoghi all’inizio del mese di aprile scorso dai dottori di Ricerca Fabio Cianferoni (dott. in Biologia) e Giuseppe Mazza (dott. In Scienze Naturali) che hanno trovato, nonostante il breve tempo delle ricognizioni e il periodo stagionale non ancora completamente favorevole, nove specie di animali e sei di piante protette (vedi allegato). In particolare è stata rinvenuta una popolazione del granchio di fiume, Potamon fluviatile, (specie non menzionata nella relazione ambientale sopracitata) nota in zona fin dagli anni ’80 quando la professoressa Francesca Gherardi svolse proprio nell’area interessata le ricerche che hanno permesso di conoscere meglio la biologia e il comportamento di questa specie il cui areale risulta sempre più rarefatto.
E’ inoltre verosimile che sopralluoghi periodici effettuati nel corso delle stagioni possano mettere in luce una maggior ricchezza di specie sensibili. I dottori hanno confermato quello che già pensavamo e cioè che una volta distrutti gli alvei dell’Isone e degli altri borri seppellendoli sotto diversi metri di terra (inertizzata e calcificata) sia impossibile ricreare sopra l’habitat necessario alla ricostituzione dell’ecosistema fluviale il cui valore viene riconosciuto anche nella relazione di Spea sopra citata: “..l’ecosistema costituisce nel suo complesso un habitat di interesse per la presenza e la vita stessa di specie di vertebrati ed invertebrati ad esso legate direttamente o indirettamente. (…) questo ecosistema è un’area di collegamento ecologico funzionale, tramite fra ecosistemi diversi posti anche a notevole distanza nell’ambito di un territorio più vasto (‘mosaico’ ambientale). (pag.126)
Crediamo quindi che il ‘viatico’ che verrà dato dal Consiglio comunale al rappresentante del Comune nella conferenza dei servizi del prossimo 22 aprile debba necessariamente contenere anche la richiesta che tale conferenza prenda in considerazione la necessità di riparare al grave errore in cui è intercorso il progetto definitivo proponendo di distruggere l’ecosistema fluviale per oltre 400 metri contravvenendo alle indicazioni delle Leggi e normative regionali, nazionali e comunitarie. Chiediamo in ultima analisi che il comune si faccia carico della difesa del nostro territorio chiedendo che la conferenza stessa richieda la modifica del progetto definitivo in relazione alla salvaguardia del reticolo fluviale. Questo consentirà di risparmiare il tempo che sarebbe necessario per modificare il progetto esecutivo a seguito dell’accoglimento di un ricorso da parte dei cittadini e delle associazioni ambientaliste che non potrebbe non essere accolto.
Il presidente Pierfilippo Checchi