La situazione attuale delle scuole in tutto il territorio di Bagno a Ripoli, lo stato di avanzamento dei progetti già avviati, le prospettive a breve termine e le previsioni per il futuro. Rispondendo ad una interrogazione della consigliera comunale Sonia Redini, l’assessore alla scuola Francesco Pignotti ha illustrato la politica dell’edilizia scolastica portata avanti dalla giunta Casini.
L’intervento è un tantino lungo, ma QuiAntella ha deciso di pubblicarlo integralmente perché offre uno spaccato completo di come e con quali obiettivi si modificherà l’offerta scolastica (nidi, infanzia, elementari, medie) a Bagno a Ripoli.
L’intervento dell’assessore Pignotti
Vorrei sottolineare due punti fondamentali che stanno alla base della strategia di edilizia scolastica di questa amministrazione e che fanno da impostazione generale di fondo: il primo punto è che la buona politica e la buona amministrazione non subiscono il dato demografico rendendolo criterio di scelte e decisioni, bensì lavorano attraverso scelte e decisioni che puntino a invertire una tendenza demografica svantaggiosa.
Il secondo punto è che basare la scelta di costruire edifici scolastici moderni, innovativi, sicuri e ambientalmente sostenibili non dipende affatto dall’andamento demografico, bensì dalla necessità di garantire spazi nuovi e sicuri ai nostri ragazzi, a prescindere dal ciclo di aumento o calo della leva demografica.
Partiamo da un presupposto incontrovertibile, che va da sé. Gli edifici scolastici costruiti decenni e decenni fa non rispondono più adeguatamente ai bisogni educativi dei bambini e dei ragazzi di oggi e del futuro. Non rispondono più alle loro esigenze che, inevitabilmente, mutano e si evolvono con il trascorrere del tempo.
La normativa che regola gli spazi scolastici è ancora dettata dal decreto ministeriale del 1975: un certo numero di mq di spazio per ciascun alunno come criterio per l’edilizia scolastica e la costruzione degli edifici scolastici. Noi vogliamo superare questa logica: per questa amministrazione l’unità di misura del benessere educativo dei nostri bambini e ragazzi non sono i mq a disposizione, quasi fossero dei pezzi di arredamento, bensì lo spazio complessivo dell’intera scuola, gli spazi distributivi attrezzati, gli ambienti didattici innovativi, i laboratori, l’outdoor education (con un’attenzione quindi particolare anche agli ambienti esterni).
E’ per questo motivo che noi non facciamo i conti da ragioniere quando si tratta di costruire il futuro della nostra comunità; noi non lavoriamo calcolatrice alla mano, incrociando i dati dei nuovi nati con i capitoli di bilancio quando si tratta di costruire lo spazio educativo che ospiterà i ragazzi della nostra comunità per i prossimi 50 anni. Per noi bambini e ragazzi non sono numeri da inserire in un’equazione. Per questa amministrazione andare a scuola non significa sedersi ad un banco per otto ore con un certo numero di mq di spazio libero intorno. Significa molto, molto di più. E tutto questo parte proprio dalla costruzione di nuovi spazi educativi, di nuove scuole: sostenibili, aperte, con spazi distributivi e aule pensate per un nuovo modello di didattica.
Questo significa essere fedeli agli ideali e all’opera di chi 50 anni fa costruì scuole che per l’epoca erano innovative. L’unica maniera di proseguire quell’impegno, attualizzandolo, è dotarsi di un piano di edilizia scolastica lungimirante e concretizzabile, che faccia del nostro comune un’avanguardia e un esempio per tutto il resto del territorio nazionale.
Ecco perché l’edilizia scolastica è per questa amministrazione una assoluta priorità politica. L’emergenza Covid è intervenuta non a suggerirci una strategia per ripensare nei prossimi 10-15 anni tutte le scuole del nostro Comune, bensì a rassicurarci e convincerci ancor più che quella strada che noi già avevamo intrapreso era quella giusta, e che è adesso necessario percorrerla con ancora più determinazione.
Se ci fermassimo a considerare i semplici numeri della leva dei nuovi nati nel nostro Comune, come ci suggerisce questa interrogazione, dovremmo allora cancellare gli oltre 15 milioni di euro di investimenti in nuove scuole che stiamo mettendo in campo, e compiremmo dunque un errore politico e amministrativo clamoroso. Invece no, ed è per questo che costruiamo nuove scuole come nel caso del nuovo Padule, che sarà pronto tra pochi mesi nonostante le mille difficoltà dovute alla pandemia; o come nel caso della nuova Redi, che è in fase di progettazione esecutiva; o ancora del nuovo polo 0-6 nido-infanzia che sorgerà di fronte alla biblioteca comunale grazie ad un project financing e a un finanziamento di 2,3 milioni di euro che abbiamo ottenuto con un bando ministeriale, un intervento che renderà quella di via di Belmonte una zona a vocazione scolastica ben precisa, con una convenzione anche per i bambini figli del personale dell’ospedale S.Maria Annunziata.
Ma c’è un motivo in più per non considerare la leva demografica come il freno ad un piano di edilizia scolastica: perché attraverso scuole di qualità possiamo provare a invertire la leva nel nostro Comune e perché in ogni caso attraiamo tanti alunni da fuori i nostri confini comunali. Cala la leva eppure le classi aumentano. Perché la nostra scuola viene scelta e premiata anche da fuori: dai nidi fino alle medie (penso al progetto didattico alla Granacci oppure all’indirizzo musicale alla Redi, che decollerà quando sarà terminato il nuovo auditorium e i nuovi laboratori musicali). Sono proprio la scuola e i servizi educativi di qualità che possono rappresentare un’arma per invertire l’andamento demografico, e in ogni caso per rendere il nostro territorio un luogo vivo dove anche residenti di altri comuni vengono a portare i loro figli a scuola. Da comune dormitorio a comune a vocazione scolastica ed educativa.
C’è una totale sintonia con il mondo della scuola, con le dirigenze, con la comunità scolastica, con cui il confronto è costante e reale; coadiuvati da un’eccellenza come Indire, che non a caso ha incrementato la sua collaborazione nel nostro Comune (penso al tavolo che stiamo portando avanti per giungere al progetto esecutivo della nuova Redi insieme alla scuola, ai docenti, a Indire e ai progettisti incaricati).
Vengo infine al futuro di eventuali spazi in sovrappiù. Ci stiamo dotando di spazi innovativi; poi insieme alla scuola e alla comunità scolastica decideremo, caso per caso e quando sarà il momento, i vari utilizzi degli eventuali spazi in sovrappiù. E’ davvero un bello scegliere, lasciatemelo dire. Ci sono comuni in cui mancano gli spazi per collocare tutti gli alunni; noi ci stiamo dotando di nuovi spazi, per cui l’unica scelta futura sarà quella di come destinare gli eventuali spazi in surplus.