Don Moreno, sono passati quasi due mesi dal suo insediamento come parroco dell’Antella (il 19 settembre scorso). Quando parlammo, a giugno, appena saputo della sua nomina, non mi sembrò troppo felice del trasferimento dalla parrocchia di Legnaia. Alla domanda se conosceva l’Antella rispose secco: “So dov’è”. Oggi qual è la sua impressione sulla nuova parrocchia?
Buona, anche se è solo la prima impressione. A giugno come facevo a essere contento? Venivo spostato da un posto dove lavoravo da vent’anni. Una parrocchia grossa, con tante realtà di vario tipo non solo pastorale. Anche se vieni trasferito alla parrocchia più bella del mondo, quando lasci una realtà di vent’anni… c’è un legame, anche con le persone.
Qual era la caratteristica principale della parrocchia che ha lasciato?
E’ una parrocchia dove i laici lavorano parecchio. Chi si occupa del catechismo, che della pulizia della chiesa, chi dell’amministrazione. Mi sono chiesto: vado da un’altra parte cosa troverò?
E cosa ha trovato?
Le situazioni cambiano, anche parecchio. Legnaia è una parrocchia di una grande città. Qui esci di chiesa e incontri il sindaco. Mi hanno chiesto, cosa molto bella, di far parte del comitato Vivere all’Antella. La sezione soci Coop mi ha invitato alle riunioni. Questo a Legnaia non succedeva. All’Antella mi affaccio alla porta della chiesa e sono al centro del paese. In un quartiere la parrocchia fa mondo a sé. Qui è più collegata con tutte le realtà circostanti. E ancora devo ancora sperimentare i contatti con quelle più distanti, con le piccole frazioni sparse nella campagna.
Inoltre deve seguire alcune realtà che a Legnaia non aveva.
Meno parrocchiani ma più opere pratiche: c’è la Misericordia, di cui sono diventato automaticamente il correttore (la guida spirituale ndr); c’è la bella realtà della scuola che non è in competizione con quelle pubbliche, ma è una integrazione; c’è l’Mcl, la polisportiva. Oltre a tutto il grande patrimonio storico-artistico della parrocchia. C’è un cimitero monumentale che è un vanto per il paese. Mi hanno dato dei libri, che sto leggendo, per conoscere la storia del paese e non prendere cantonate.
Ha formato la sua squadra con cui lavorare?
Ci vuole un po’ di tempo. Anche a Legnaia quando arrivai non era così. Sono contento se laici fanno le cose da laico, così io faccio quelle da prete. Però per ottenere un amalgama bisogna che conosca meglio la parrocchia: portare avanti ciò che già c’è e integrare quello che manca. Io sono il motorino di avviamento, ma prima di mettersi in moto bisogna conoscere le persone.
Cambiamenti rispetto al passato?
Piano, è presto. Per ora solo piccole cose. In chiesa se ci sono le panche storte io le metto diritte. Uno può vederlo o meno, starci attento oppure no. Non sono un perfettino ma, insomma, a una certa attenzione all’accoglienza ci tengo.
A Legnaia aveva molti giovani che la supportavano. Qui ne ha trovati?
C’è bel gruppo di ragazzi affiatati che lavorano. Per ora guardo ciò che sono abituati a fare, non voglio arrivare e imporre il mio pensiero. C’è anche un bel gruppo di catechisti.
Dicono che non abbia troppa simpatia per l’impiego delle donne come ministri straordinari o chierichette.
E’ una leggenda metropolitana. Per ora tutti i chierichetti che mi hanno presentato sono maschi, ma non perché c’è una legge del parroco. Sui ministri straordinari a Legnaia c’era un’altra mentalità, le signore erano disponibili ma non per questo. Qui è diverso.
Ha avuto incontri istituzionali col Comune?
Ufficiali no, tutti personali, ma non mi interessa. Prima delle istituzioni mi piace incontrare le persone. Non voglio fare il saccentino e dire “sono il parroco di tutti”, ma a chi bussa alla mia porta io gli apro.
Il parroco è un punto di riferimento importante per la comunità dell’Antella.
Questo lo deve decidere la gente. Se ci fosse una situazione importante dove occorre difendere i diritti del paese, non mi tirerei indietro. A meno che non sia di parte politica.
Ha avuto rapporti con il Crc Antella?
Ho conosciuto qualcuno che ne fa parte, ma è bene essere liberi. Non è necessario andare a prendere lì il caffè per far capire i miei intenti. Non mi faccio questo problema.
Una sua caratteristica a cui tiene?
Se c’è da dire una cosa la dico. Io questa libertà me la sono sempre presa.
Un suo pregio come sacerdote?
Non so rispondere. Sarebbe un atto di superbia, lasciamo giudicare la gente.
Se la Fiorentina vincesse un trofeo o l’Antella ottenesse la promozione suonerà le campane?
Io sono empolese e in serie A ci sono due squadre: Fiorentina e Empoli. Per l’Antella metterei la bandiera. Le campane lasciamole per il significato che hanno. Magari se l’Italia vince i Mondiali…