La testa di Medusa, opera del Giambologna, asportata nel secolo scorso dal complesso Fonte della Fata Morgana, sulla collina che sovrasta Grassina, resta patrimonio pubblico e quindi dovrà essere ricollocata al suo posto. Lo stabilisce la sentenza della Corte di Cassazione che ha respinto come “inammissibile” il ricorso della proprietaria della scultura contro il sequestro avvenuto nell’ottobre scorso da parte dei Carabinieri del Nucleo tutela beni culturali (vedi articolo). I militari intervennero alla vigilia della messa all’asta dell’opera d’arte, anche in seguito all’appello lanciato dall’allora sindaco di Bagno a Ripoli, Francesco Casini, e da Neri Torrigiani e Sabina Corsini di Artigianato e Palazzo, che avevano sollevato il caso dopo aver visto l’opera d’arte inserita nel catalogo della Galleria d’aste Pandolfini.
La Cassazione ha così confermato l’ordinanza del Tribunale del riesame di Firenze che il 13 marzo scorso aveva rigettato il ricorso contro il sequestro della Medusa.
Così scrivono i giudici della Suprema Corte: “Si evidenzia che dagli atti emerge che la scultura, sequestrata presso la Casa d’Aste Pandolfini di Firenze, costituiva una parte strutturale ed inamovibile di una delle fontane comprese nel complesso architettonico del «Ninfeo della Fata Morgana», creata dal Maestro Giambologna nel 1572, e che mai era stata rilasciata un’autorizzazione per la rimozione della testa del Ninfeo dalla Sovrintendenza competente, ai sensi dell’art. 169 d. Igs. n. 42 del 2004… Nel caso concreto, il Ninfeo di Fattucchia è bene culturale sottoposto a tutela in forza del D.M. del 28/06/1997. Tale qualifica si estende anche alle parti del Ninfeo che furono separate dal corpo dell’opera, di cui costituiscono completamento e pertinenza”.
Soddisfatto il sindaco Francesco Pignotti: “Una bellissima notizia: la Testa di Medusa attribuita al Giambologna potrà essere riportata nella sua casa originaria, la Fonte della Fata Morgana, da dove era scomparsa tanti anni fa! – scrive sulla sua pagina Facebook – Ci attiveremo subito, come proprietari della Fonte, per riportarla al ninfeo, tutelarla e valorizzarla al meglio, in modo che tutti possano ammirarla nel luogo, magico e bellissimo, da cui proviene!”.
Il testo completo della sentenza della Cassazione