Non si annunciano defezionj dal Pd di Bagno a Ripoli. Il vento scissionista ha provocato anche qui dibattito fra gli iscritti, riuniti lunedì 20 febbraio dal segretario comunale Gian Bruno Ravenni in un’affollata assemblea (oltre cento partecipanti) al circolo Acli di Grassina. Le simpatie per Rossi-Speranza-Bersani ovviamente non mancano, ma nessuno, almeno per quanto riguarda il gruppo dirigente, ha ipotizzato di lasciare il partito. “Resto nel Pd – risponde deciso Rosauro Solazzi, presidente dell’assemblea comunale, certamente non un simpatizzante di Renzi e fra insostenitori del “no” al referendum istituzionale – Molti sono amareggiati ma si cerca di capire cosa succederà, evitare attriti e di essere asfaltati”. “Ho invitato tutti a ritrovare lo spirito riformista”, dichiara il sindaco Francesco Casini.
“Nell’assemblea di lunedì c’è stato un bel confronto con numerosi interventi – dice Ravenni – ma non ho riscontrato volontà scissioniste. Pur nelle difficoltà del momento l’attività del partito va avanti. Stiamo lavorando all’organizzazione della prossima Festa dell’Unita e per il 2 marzo ho già convocato la segreteria dell’Unione comunale per avviare le procedure per il congresso”. Congresso in cui il Pd ripolese dovrebbe scegliere una nuova guida, anche se la conferma di Ravenni non è da escludere. L’interessato non si sbottona, ma ammette: “Il mio impegno era di arrivare al congresso mantenendo unito il partito. Spero che i giovani siano cresciuti e ci possa essere un rinnovamento. Io non ho carriere politiche da inseguire”. Ed in effetti l’obiettivo di mantenere unito il Pd di Bagno a Ripoli, nonostante l’imprevedibile fortunale che si è abbattuto sul partito nazionale e le lacerazioni pre e post referendarie, Ravenni pare averlo centrato.
Anche le voci che indicavano un paio di consiglieri comunali (Laura Franchini, Mirko Briziarelli) affetti da “mal di pancia” renziano e pronti a seguire gli scissionisti non trovano conferme. “Non mi risultano abbandoni”, dice il capogruppo Andrea Bencini. “L’aria che tira è fatta di sofferenza e di riflessione per chi come me si trova di fronte ad un bivio. – spiega Laura Franchini – Nell’assemblea di lunedì, stranamente partecipatissima, molti interventi hanno fatto appello all’unità. L’idea che mi sono fatta è che ci sia un abisso tra i dirigenti nazionali, intenti in un dialogo tra sordi, e la base. La mia sensazione è che ci si concentri sul criticare l’abbandono di Rossi, Speranza, Bersani, D’Alema e non ci si accorga che una larga parte di elettori e di iscritti li abbia preceduti. Le domande che mi faccio sono queste. Siamo in grado di fare un esame di coscienza e capire che cosa abbiamo sbagliato? Siamo in grado di tornare a interrogare e coinvolgere i nostri iscritti? Riusciremo ad essere nuovamente la casa che ospita sensibilità tanto diverse ma guidate da comuni obiettivi? Per compiere questo cambiamento ci vogliono umiltà, senso di autocritica e rispetto per chi la pensa diversamente. Abbiamo bisogno di un segretario che rappresenti tutti, non solo la maggioranza. Detto questo io non me ne vado, il Pd è casa mia”.