Difesa a spada tratta del Servizio sanitario nazionale come un bene comune fondamentale. Critiche alla politica sanitaria della Regione Toscana, per i troppi annunci di progetti e riorganizzazioni che non si sono concretizzati. E’ questo in sintesi quanto è emerso dall’incontro organizzato dal Terzo Polo (Italia Viva più Azione), ieri alla biblioteca comunale di Ponte a Niccheri.
Chiamati a raccolta dal sindaco Francesco Casini, che è anche presidente della Società della salute Firenze Sud Est, si sono confrontati Stefano Scaramelli, vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana, Pietro Dattolo, presidente dell’Ordine dei Medici Firenze, Alessandro Cecchi vide presidente dell’Ordine professioni infermieristiche Firenze, Riccardo Tartaglia, coordinatore nazionale sanità di Azione, Alessandro Cosimi, responsabile regionale sanità di Italia Viva, Francesco Venneri, medico chirurgo e segretario nazionale di Italian Network for Safety in Healthcare e Roberta Bellesi, responsabile sanità Italia Viva Bagno a Ripoli.
Nonostante Italia Viva faccia parte del governo regionale, Scaramelli non ha lesinato critiche alla politica sanitaria, con un intervento quasi da opposizione. Sotto accusa in particolare il progetto “case di comunità” (le nuove strutture per potenziare la sanità territoriale): “Se non vengono riempite di medici e contenuti serviranno solo per le imprese edili che le costruiranno o le ristruttureranno, ma non per migliorare l’assistenza sanitaria dei cittadini”, ha detto Scaramelli.
Sottolineato il probema dei costi crescenti della Sanità e della carenza di personale, in particolare infermieri, nonostante le nuove assunzioni fatte nel periodo del Covid. “Anche in Toscana il sistema sta crollando, la medicina teritoriale non ha funzionato”, ha sostenuto Tartaglia. Il problema delle attese nei pronto soccorso è stato sollevato dalla dottoressa Bellesi: “La situazione dei pronto soccorso è uno degli aspetti più critici dell’emergenza sanitaria. Molti medici di emergenza-urgenza si sono dimessi negli ultimi anni; molte borse di studio per le scuole di specializzazione in questa branca non vengono assegnate; il lavoro nei pronto soccorso è particolarmente usurante e non adeguatamente remunerato. Il sovraffolamento dei pronto soccorso si combatte diminuendo gli accessi superflui, reclutando nuovi medici del settore e potenziando la sicurezza degli addetti: ci sono troppe aggressioni”.
Senza mezzi termini l’appello del dottor Dattolo: “Dovremmo scendere tutti in piazza, come hanno fatto in Spagna, per difendere il nostro servizio sanitario nazionale”.