Scopro casualmente sulla pagina Facebook del Pd di Bagno a Ripoli che il segretario comunale Gian Bruno Ravenni critica aspramente il resoconto che ho fatto su QuiAntella dell’assemblea dell’Unione comunale tenuta giovedì scorso 9 giugno (clicca qui per leggere l’articolo). Singolare il metodo scelto: anziché chiedere uno spazio di replica, che sul mio blog non è mai stato negato a nessuno, o chiamarmi direttamente, ha preferito affidarsi ad un lunghissimo post per pochi intimi del quale riporto l’inizio, perché è quello che mi chiama in causa: “Ho letto sul blog di Francesco Matteini il resoconto della nostra assemblea di giovedì scorso, 9 giugno. Non mi era mai capitato di dover polemizzare con lui, anzi, le poche volte che ho avuto l’onore di essere interpellato, ha sempre riferito con obbietività le cose che avevo detto. Questa volta no, il contenuto dei numerosi interventi è stato semplicemente obliterato, citando solo i pochi passaggi che, separati dal contesto, servivano a fare gossip, a generare messaggi WhatsApp e a vendere pubblicità scoprendo l’acqua calda e cioè che le riunioni di partito sono scarsamente frequentate. Ecco noi eravamo lì esattamente per questo motivo, perché crediamo nella democrazia deliberativa e rifiutiamo di rassegnarci a questa deriva che riduce la partecipazione politica ad un Tweet o a un WhatsApp, consegnandola di fatto nelle mani di chi gestisce l’informazione e la può manipolare a suo tornaconto. In realtà, quella di giovedì scorso, è stata, a mio parere, una buona discussione…”. Il post segue con la posizione di Ravenni sul referendum e sul congresso.
Primo. Né Ravenni, né le altre persone citate nel mio articolo hanno smentito le frasi riportate. Ciò che ho scritto risponde al vero.
Secondo. Ho scelto di dare visibilità ad un aspetto tutt’altro che secondario che contraddistingue il Pd a livello locale non meno che a livello nazionale: la litigiosità interna. Vero tarlo, a mio avviso, della base del partito.
Terzo. Se la partecipazione di 7 membri su 36 dell’assemblea comunale è scoprire l’acqua calda (ma all’assemblea per il suo insediamento alla segreteria l’affluenza fu assai superiore) significa che il Pd dà ormai per scontato che debba essere così: davvero preoccupante.
Quarto. La polemica col comitato Vivere all’Antella, che proprio oggi ha risposto per le rime (leggi qui l’articolo) e con il sindaco Casini per la sua assenza all’assemblea sono perfettamente contestualizzate in una situazione di belligeranza interna fra le varie fazioni del Pd ripolese. E non parlo solo del grande tema del referendum istituzionale, ma restando in zona, per esempio della spaccatura che nel partito si è verificata all’assemblea dei soci della Casa del popolo di Grassina qualche giorno fa. Ravenni abbia la pazienza di andare a leggersi il botta e risposta al quale, commentando il mio articolo (leggi qui), hanno dato vita il suo predecessore Daniele Olschki e il segretario del Pd di Grassina Rosauro Solazzi. Insomma, tutte le occasioni sono buone per litigare. Più contestualizzato di così.
Infine una precisazione e una considerazione. Forse Ravenni si è distratto: su QuiAntella non c’è traccia di pubblicità e quindi di tornaconto. Pessimo metodo quello di tentare di controbattere cercando di screditare personalmente l’interlocutore anziché portare degli argomenti. Non è il primo che ci prova e non sarà l’ultimo. Ma che delusione.
In effetti nessuna smentita. Difficile dar torto al Matteini
Mi sembra che non c’è limite al peggio, e’ un continuo in ascesa, e’ proprio lo specchio di quello che vive il partito in questa fase storica. Come facciamo a recuperare credibilità e partecipazione se non perdiamo occasione di essere polemici far noi, chiudendoci sempre di più in noi stessi e accusandoci reciprocamente di qualsiasi cosa venga fatta. Io mi batterò sempre per un partito aperto ad ogni discussione ma che poi prende delle decisioni e le porta avanti unito, un partito che non ha paura di quello che scrive la stampa , un partito che deve raccogliere le richieste della società civile e le sappia sviluppare, un partito che non deve aver paura di essere scavalcato da associazioni come il comitato vivere all’Antella ma anzi deve saper collaborare ognuno nei suoi ruoli, perché le persone vivono i problemi di tutti i giorni e non possiamo esimersi da questo, ma deve essere prerogativa assoluta. Deve essere un partito delle gente e non ristretto alle sole assemblee sempre più ristrette degli addetti ai lavori, se non cogliamo questo il destino è segnato, basta pensare e agire sempre con la paura di chi non si fida di chi è accanto a te , facendo così non potremo che andare incontro a una stagione veramente tragica, un saluto
Io invece sono d’accordo con quanto scritto da Ravenni. Aldilà della delusione per l’ennesima assemblea andata quasi deserta, quello sparuto drappello è riuscito a fare una piccola discussione e per me, quando si parla, va sempre bene.
Tu, Francesco, scrivi che bisogna chiedersi come mai la partecipazione è crollata. Beh, io credo che una delle cause, non la sola per carità, sia proprio l’incapacità di confrontarsi. L’ho ripetuto tante di quelle volte che mi sono venuta a noia da sola. Se tutte le volte che il segretario sia esso di circolo o di strutture più ampie non mi piace e a non piacermi basta una parola sbagliata, una decisione non condivisa o una data discutibile, io non frequento più le assemblee di partito e per dimostrare il mio dissenso faccio muro con tutte le persone che appartengono alla mia corrente, per usare un termine desueto, delegittimo quella sede e preferisco discutere e prendere decisioni lontano da orecchie indesiderate, credo che un problema ci sia e grosso come una casa!
Claudio, quello che tu scrivi è più che auspicabile, ma non si può confondere un partito aperto con un partito senza un’organizzazione legittima dove chiunque si possa riconoscere. Io cittadino che voglio partecipare alla vita politica devo avere un messaggio chiaro, devo sapere con chi mi confronto, deve essere riconoscibile la sede di un partito anche se aperta a tutti. Se le decisioni politiche non si prendono collegialmente e all’interno di strutture deputate, non si fa un partito aperto, si fa ognuno il suo partito su misura.
Personalmente non ho paura della stampa, che è libera di scrivere quello che ritiene opportuno, conscia che anche i giornalisti pensano e hanno i loro interessi da difendere e tantomeno dei comitati cittadini, che non possono che far del bene al territorio. Non tollero però che la politica che scappa dalle sedi istituzionali tenti di trovare altri spazi e li utilizzi in modo non riconoscibile a tutti.
Questa è la storia di un mortale che osò essere umano e di un blogger che ne intercettò il candido sfogo rilanciandolo urbi et orbi. Il giorno dipoi, il Dio dell’Olimpo se n’avvedette e scagliò la sua terribile collera verso i poveri malcapitati.
Il primo di essi, mortificato per la propria debolezza, tentò vanamente la discolpa con frasi e concetti di somma incomprensione, prostrandosi e flagellandosi nella speranza del divin perdono.
Il secondo, invece, del suo scibile armato, si oppose strenuamente all’olimpico fendente.
Entrambi però soccombettero. Il primo venne rinnegato ed il secondo bandito dall’Olimpo onde più non nuocesse.