Nadia Peruzzi, nuora di Dina Meloni Paggetti, ricorda la suocera scomparsa il 25 agosto scorso (vedi articolo).
Non è facile farlo in questi momenti. Ricordi e pensieri si accavallano, come i sentimenti.
Per tutti quelli che l’hanno conosciuta direi non sarà difficile ritrovarla in questa descrizione fatta di più aspetti.
Era una compagnona amica di tutti, vivace, sempre attiva, combattiva. Talvolta qualcuno poteva trovarla un po’ ruvida, ma solo alla prima impressione. Conoscendola bene cambiava idea velocemente. Era schietta, questo sì e quando c’era da dirle, non le mandava a dire.
La finestra di casa, il suo angolo visuale per sentirsi parte di quella piazza e delle persone che la frequentano, anche quando le era diventato impossibile scendere le scale per viverla direttamente.
Era normale vederla al tavolino del bar sotto casa o sulle panchine della piazza sempre circondata delle persone con cui amava chiacchierare. Il circolo, la pizzeria, la cucina della Festa de L’Unità altri luoghi che l’hanno vista in attività nel corso di lunghi anni. Un vulcano di energia. Lei e Quinto Paggetti, suo marito. Inseparabili. Quasi una persona sola.La vita con lei non è stata benigna. Perdere suo figlio Walter, un colpo terribile. Poi la perdita di Quinto un altro colpo. Fino dall’inizio, quando ancora abitavano a San Casciano dei Bagni, per la Dina è stato sempre un non piegarsi alle condizioni disagiate di allora, un combattere per andare avanti.
Fra le ultime gioie il matrimonio di sua nipote Irene e i suoi bisnipoti. Quando li vedeva gli occhi le si accendevano ancor più.
I bambini del resto erano una delle sue grandi passioni. Alcuni li ha allevati come tata, non smettendo mai di seguirli anche da adulti. Per tanti altri ha sferruzzato ore ore per confezionare golfini, copertine, scarpine.
Lo faceva per i grandi anche. Massimo, parrucchiere, mi ha raccontato di quando mise al lavoro sua zia Enna e un gruppetto di clienti, per confezionargli un golf. Doveva andare ad una festa e non aveva un golf adatto al resto dell’abbigliamento. Ci pensò la Dina organizzando una sorta di catena di montaggio. Il tutto non richiese più di un giorno.
La Dina era così. Ce ne sarebbero tante da raccontare, anche quando ospitarono in casa il maestro che accompagnava la delegazione dei bambini Saharawi che trascorsero un periodo di tempo nei comuni che si erano fatti carico dell’iniziativa. Bagno a Ripoli fra questi. A casa di Quinto e Dina, se ricordo bene, si fece un pranzo che riunì i bambini e le persone che li stavano ospitando.
Immagino che ad Antella in molti si portino dentro piccoli o grandi pezzi di ricordi. Fili che restano e parlano, continuano a raccontare una storia anche quando una persona purtroppo viene a mancare.
A noi tutti resta un gran vuoto. Viene a mancare un punto di riferimento importante.
Nelle immagini degli ultimi anni Dina era un tutt’uno con Nicoleta, la signora che le faceva compagnia e la accudiva. Una presenza importante, una donna speciale come ce ne sono poche. Accompagnarla negli ultimi istanti è stata molto dura anche per lei visto il rapporto quasi filiale che nel corso degli anni si era instaurato. Non ci sono parole che possano risultare adeguate ad esprimere al meglio la gratitudine e l’affetto che anche noi familiari sentiamo per lei.
Ringrazio Qui Antella e Francesco Matteini per la gentile accoglienza e per le parole e immagini pubblicate nell’articolo dedicato alla Dina.
Lei che guarda dalla sua finestra sui colori della bandiera della pace, lo sguardo vivo e partecipe rivolto alla piazza una foto che la rappresenta benissimo.
Quando alzeremo lo sguardo verso quella finestra passando lì sotto ci sembrerà impossibile non vederla. La vedremo e sentiremo nei nostri cuori.
Nadia Peruzzi