Chi vorrebbe legare la concessione della cittadinanza allo Jus scholae (cioè cinque anni di frequenza di un ciclo scolastico), chi ritiene questo criterio superato e aspira ad una legislazione più avanzata, chi, invece, ritiene aduguata l’attuale normativa.
Sul questo tema, contenuto in una mozione presentata dai gruppi Pd e Bagno a Ripoli al Centro, che invita il Parlamento a legiferare per introdurre lo Jus scholae, il consiglio comunale si è diviso. La mozione è stata approvata con il voto favorevole dei due gruppi frimatari della mozione a cui si è aggiunto il voto di Bagno a Ripoli Furura; voto contrario da Cittadinanza Attiva e Fratelli d’Italia.
Molto duri i toni dello scontro fra Pd e Cittadinanza Attiva (in prospettiva il campo largo appare sempre più come un campo di battaglia) contenuti in comunicati di accuse e contro accuse tra le due forze politiche.
“Sappiamo bene che lo jus scholae non è la soluzione ideale e che noi avremmo preferito lo jus soli – scrive in una nota il Pd (gruppo consiliare e partito) -, ma sappiamo anche che in questo momento è l’unica possibile. Ci amareggia profondamente il voto contrario del gruppo di Cittadinanza Attiva a questa battaglia di civiltà. Giunto peraltro inaspettato soprattutto dopo un bell’intervento del consigliere Deidda (capogruppo Cittadinanza Attiva ndr) che dava l’impressione di essere favorevole. Non serve usare delle belle parole, suadenti se poi negli atti concreti ci comportiamo in modo totalmente diverso da quello che diciamo. Crediamo che i più delusi da questo comportamento siano proprio i ragazzi che da tanto tempo aspettano il riconoscimento di questo diritto e che a parole si dice di voler difendere e aiutare. Sono proprio i giovani, sia italiani che stranieri, i più danneggiati dall’uso delle parole che poi non sono seguite dai fatti. Sono questi comportamenti che allontanano i giovani dalla politica e dall’impegno nella società”.
Pronta la replica della lista civica: “Il comunicato del Pd distorce totalmente il senso e il valore dell’intervento del capogruppo, Beniamino Deidda, e le ragioni a sostegno del voto contrario del nostro gruppo consiliare”. “I criteri finora adottati – spiega CA nella nota – sono stati tre: due criteri, lo ius sanguinis e lo ius soli, affidati al caso, (il sangue dei genitori e la nascita in un posto anziché in un altro); e un terzo, lo ius scholae, fondato sul riconoscimento da parte del richiedente della superiorità della civiltà del paese ospitante. Il presupposto della superiorità della civiltà del Paese che deve concedere la cittadinanza, e di cui occorre conoscere la lingua le tradizioni e i costumi, è un criterio vecchio e non più adatto all’Europa e all’Italia di domani. Abbiamo sostenuto, perciò, che non possiamo prospettare al Parlamento soluzioni vecchie come lo ius scholae, per il quale c’è già perfino il sostegno di Forza Italia e di altre forze di destra e di centro. Una forza consapevole di sinistra va oltre, verso una disciplina più adatta finalmente ad una società ormai multietnica. I politologi di ogni tendenza ci hanno inutilmente spiegato che i giovani (e gli adulti) si allontanano dalla politica per i comportamenti e le politiche dissennate di tutte le forze, nessuna esclusa, che negli ultimi lustri hanno governato questo sciagurato Paese: nello Stato, nelle Regioni, nei Comuni. Noi non siamo mai stati al governo”.
Contriari alla mozione, per motivazioni diametralmente opposte a quelle di CA, i consiglieri di FdI: “Andrebbe affrontato il tema anche dal punto di vista dello straniero, che magari non ha alcuna intenzione di diventare cittadino italiano e non gradirebbe un automatismo dopo cinque anni – aveva argomentato in coniglio Serena Giannini – Il problema è molto articolato, per ora la legge va bene così com’è”.
Povero PD come è caduto in basso
Se non avesse ancora un pò di residuo seguito, Italia Viva se ne sarebbe già sbarazzata