Uno dei quesiti che rimbalzano tra chi contesta il ricorso di Italia Nostra contro il Viola Park, è sui tempi di presentazione. Perché si è lasciato scadere i due mesi per il ricorso al Tar e si è arrivati agli ultimi giorni per presentare il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica?
QuiAntella lo ha chiesto direttamente a Leonardo Rombai, presidente di Italia Nostra Firenze.
Professor Rombai, circola voce che i tempi si siano allungati perché non c’era un accordo tra lei e la presidenza nazionale di Italia Nostra che premeva per la presentazione del ricorso.
“No, nessun disaccordo. Roma ha il suo legale e noi il nostro a Firenze. Difficile mettere d’accordo due avvocati, ma solo per problemi di forma. C’è stato un rimpallo per la redazione degli aspetti giuridici. Inoltre è passato del tempo per avere gli atti progettuali, non ce li hanno dati subito. Infine la complessità delle carte prevedeva prima uno studio approfondito, poi il passaggio con l’avvocato. Non è stata una strategia per evitare il Tar e ricorrere al Presidente della Repubblica”.
Perché secondo il vostro ricorso la variante urbanistica del Comune di Bagno a Ripoli non rispetta la legge regionale?
“La campagna è campagna e la legge urbanistica della Toscana impedisce qualsiasi intervento. Purtroppo il parere favorevole della Regione, in questi tempi, arriva dappertutto, anche contro quello che prevede la stessa legge regionale che è chiara: le aree agricole devono servire esclusivamente per costruire strutture funzionali all’agricoltura, e qui non c’è azienda agricola, oppure strutture di pubblico servizio o di pubblico interesse che non si possono collocare nelle aree urbanizzate. E’ una cosa semplice che sa qualsiasi urbanista”.
Però la Regione ha dato parere favorevole.
“La Regione non ha la forza di opporsi. O la voglia”.
Anche la Soprintendenza, dopo le modifiche al progetto, ha dato l’ok.
“La Soprintendenza viene messa in mezzo e si approvano iniziative di questo tipo”.
Lei ha affermato che il sindaco Casini avrebbe dovuto espropriare l’area è darla ad aziende agricole. Espropriare un privato per dare i terreni ad un altro privato non è un’affermazione un po’ forte?
“Lo so anche io che è una cosa avveniristica per il nostro Paese. Però si poteva dire a Commisso di ridurre la pesante cementificazione, due ettari, e mettere su anche un’azienda agricola. Fare una riqualificazione dell’area: da una parte sport e dall’altra agricoltura, ci sono 25 ettari a disposizione e mi risulta che ci sono altri terreni ancora in vendita nell’area. Avrebbe potuto approfittare di questa situazione per dare un esempio di recupero in parte funzinale alle previsioni urbanistiche e, soprattutto, al primo comandamento delle leggi italiane: non consumiamo ulteriore suolo, ne abbiamo consumato anche troppo. Invece così è una speculazione, lo dico anche da tifoso viola”.
Lei contesta il percorso di partecipazione pubblica del progetto?
“Comitati e associazioni come Italia Nostra non vengono interpellati. La partecipazione per il sindaco Casini, come per tuttti i sindaci, è fare una bella conferenza stampa o un incontro in cui si espone cosa si è già deciso con gli imprenditori. Si parla quasi sempre di urbanistica contrattata. Per questo nascono comitati e associaioni che si ‘incattiviscono’ per questa mancanza, che è anche mancanza di rispetto”.