La prima volta da parroco è arrivata alla soglia dei 58 anni. Tono della voce pacato, eloquio lento, volto sorridente, don Renato Barbieri è da qualche giorno il nuovo pastore della comunità di Grassina e Quarate, parroco di San Michele Arcangelo. Ha preso il posto di don James, trasferito a Bellariva (vedi articolo).
Don Renato, si presenti ai suoi nuovi parrocchiani.
“Ho quasi 58 anni, sono nato e cresciuto a Roma dove ho vissuto fino al 1997. Sono laureato in chimica. Ho lavorato per due anni in un’azienda svedese a Stoccolma. Quindi sono rientrato in Italia e sono venuto a lavorare come ricercatore al Polo scientifico di Sesto, al centro di risonanze magnetiche, dove sono rimasto fino al 2007. Nel 2006, da laico, ho iniziato a studiare privatamente teologia. Nel 2008 ho insegnato religione al liceo artistico di Empoli. Infine nel 2010 l’entrata in seminario. Sì, una vocazione arrivata quando ero già avanti con gli anni. Nel 2013 sono stato ordinato diacono e prete nel 2014. Festeggio i dieci anni di sacerdozio”.
Prima volta da parroco?
“Sì. Sono stato vice parroco a Santa Maria a Peretola, poi a San Martino a Montughi, quindi alla Santissima Madre di Dio e San Niccolò a Calenzano. Ma alla guida di una parrocchia è la prima volta”.
L’ultima esperienza è stata come missionario in Brasile.
“Sono stato per due anni e tre mesi alla missione di Massaranduba, a Salvador, nel nord del Brasile”.
Ha chiesto lei di tornare?
“No, non avevo chiesto di partire e non ho chiesto di rientrare. Mi ha sempre chiamato l’arcivescovo, abbiamo parlato. Io ho dato la mia disponibilità”.
Cosa si porta dietro dell’esperienza in Brasile?
“L’importanza delle relazioni umane. A Salvador vivevo con gente povera ma con un cuore grande grande, con una forte devozione per i santi e la Madonna che non c’è nelle grandi città. Persone con una grandissima fede, semplice ma profonda, che si affidano molto al Signore, ai santi, alla Madonna a fronte di esperienze traumatiche nella vita. E’ una fede che mi ha edificato”.
Conosceva già il territorio di Bagno a Ripoli e in particolare Grassina?
“No, conoscevo la zona dalla parte opposta di Firenze, verso la Piana. Di Bagno a Ripoli conoscevo solo via del Carota, dove ha sede il monastero dello Spirito Santo, che era il mio punto di appoggio, dove ho alloggiato negli anni che sono stato a Firenze”.
Conosce qualcuno degli altri parroci della zona?
“Li ho incontrati alla prima riunione del vicariato. Conoscevo già don Andrea (parroco di S.Maria a Quarto ndr). Con don Moreno (parroco dell’Antella ndr) facemmo un pellegrinaggio in Francia anni fa, non ero ancora prete. Avevo già incontrato don James e don Gianni Cioli, di S. Giusto a Ema, che è stato direttore spirituale del Seminario”.
Lei è parroco di Grassina e di Quarate. Pensa di fare qualche innovazione dal punto di vista organizzativo?
“Confermo l’impostazione data da don James. Per Quarate una messa la domenica, per la festa del patrono e nelle occasioni nelle quali la comunità vorrà celebrare qualcosa di solenne. Catechismo, battesimi, matrimoni in linea di massima si faranno qui, alla chiesa di San Michele Arcangelo. Comunque sto ancora cercando di orientarmi e deciderò che passi fare in collaborazione con il vice parroco don Anthony Papraj e con la comunità dei fedeli”.
Che parroco sarà?
“Non lo so. Non ho un programma da realizzare. Posso dire quello che desidero essere: un prete che ascolta; che è come un padre o un fratello per le persone; che le accompagna nelle fatiche e nelle gioie. Voglio crescere con loro, fare esperienza di comunità di popolo che cammina insieme”.