Tra un anno sarà possibile navigare in internet fino ad un Giga su tutto il territorio di Bagno a Ripoli. Acccadrà a Picille e Grassina, a Ponte a Ema e all’Antella, a Lappeggi, a Balatro e Balatro Rosso, a San Martino, Osteria Nuova, la Torre: tutte frazioni che ricadono nelle cosiddette ‘aree bianche’, quelle zone cioè dove i privati hanno scelto di non investire perché non conveniente, troppo poco abitate o con una scarsa concentrazione di attività economiche. Stamani in via Montisoni, ad Antella, sono iniziati i lavori per stendere la fibra ottica in tutto il comune, finanziati dalla Regione Toscana con risorse europee. L’intervento viene realizzato da Open Fiber, che si è aggiudicata il bando pubblico nazionale di Infratel, società del Ministero allo sviluppo economico.
L’impresa a cui sono stati affidati i lavori e la fiorentina Sime (era presente l’amministratore delegato Stefano Marini) che li terminerà nel luglio del 2020. La fibra ottica sarà portata fino alla soglia delle abitazioni e non si fermerà alle centraline, il che garantirà migliori prestazioni: fino a un gigabit al secondo, una velocità, pari (e in qualche caso superiore) a quella delle città. Saranno poi necessari un paio di mesi per il collaudo dell’infrastruttura.
“Una connessione veloce ad internet vuol dire, per le aziende, essere più competitive – ha spiegato l’assessore regionale all’innovazione, Vittorio Bugli, presente stamani all’avio dei lavori – Significa facilitare l’industria 4.0. Ha l’effetto di rendere più semplice la vita ai cittadini che scelgono di restare (o tornare) a vivere in campagna, connessi al resto del mondo grazie ai servizi on line, capaci di dialogare, anche con la pubblica amministrazione, seduti in salotto o col proprio telefonino”. “Ci abbiamo investito 120 milioni – ha proseguito l’assessore – e quando abbiamo iniziato a ragionarci, oltre un anno fa, avevamo stimato in 784 mila i toscani e in 364 mila gli edifici interessati da una simile operazione”.
A Bagno a Ripoli saranno 3.014 le unità immobiliari cablate, per una spesa di poco superiore agli 840 mila euro. Saranno stesi oltre 35 chilometri di fibra ottica, ma per circa ventinove (l’85 per cento dei lavori) saranno utilizzati cavidotti e canaline già esistenti ed usati per altri scopi. I disagi saranno dunque limitati: si tratterà di un cantiere quasi invisibile. Per il resto basterà scavare piccole trincee di qualche decina di centimetri, a bordo strada, oppure saranno stesi cavi lungo le facciate degli edifici. Tra le utenze raggiunte ci sono, come strutture pubbliche, anche due scuole (la primaria Michelet in via di Pulicciano e la scuola dell’infanzia Cocchi a Balatro) e il Teatro comunale di Antella. La rete sarà data in concessione per venti anni a Open Fiber, che ne curerà la manutenzione, e rimarrà di proprietà pubblica.
Open Fiber non vende servizi direttamente al cliente finale: opera nel mercato all’ingrosso ed offre l’accesso a tutti gli operatori interessati. Una volta che la fibra sarà dunque posata, basterà contattare uno dei gestori presenti sul territorio per scegliere l’offerta commerciale più vantaggiosa e navigare in rete ad alta velocità.
“Grazie agli investimenti della Regione Toscana e all’intervento di Open Fiber, la fibra ottica diventa realtà anche nelle frazioni più lontane dai centri abitati – ha commentato il sindaco, Francesco Casini – Disporre infatti di una rete internet veloce e moderna significa dare nuovi strumenti di competitività alle aziende e maggiori opportunità ai cittadini, superando finalmente il digital divide. Vuol dire offrire nuova efficacia e accessibilità ai servizi e in buona sostanza supportare la crescita di un territorio e di una comunità. Tutto questo con un intervento che anche nella fase di cantiere sarà sostenibile e non invasivo”.
“Bagno a Ripoli – ha aggiunto Marco Gasparini, manager per la Toscana di Open Fiber – sarà finalmente dotata di una rete interamente in fibra ottica a prova di futuro. Stiamo portando avanti una grande opera di modernizzazione del Paese”.
La Toscana è stata tra le prime Regioni in Italia ad aver investito sulla banda ultra larga, dopo quella larga, per portarla nelle cosiddette aree bianche.