La targa che ricorda la figura di Emanuela Loi, prima agente donna uccisa dalla mafia (faceva parte della scorta al giudice Borsellino fatto saltare in aria il 19 luglio del 1992), è accanto al cippo dedicato ai giovani di Bagno a Ripoli che persero la vita nella Prima guerra mondiale. L’area parcheggio, lungo via Fratelli Orsi a Bagno a Ripoli, di fianco alla sede della Croce Rossa, da oggi è un luogo doppiamente simbolico. Alla cerimonia di intitolazione del largo Emanuela Loi (come anticipato da QuiAntella a gennaio, vedi articolo), stamani sono interventi il questore di Firenze, Armando Nanei, il sindaco Francesco Casini, rappresentanti dei Carabinieri, della Polizia municipale, dello Spi-Cgil e dell’Auser (promotori dell’iniziativa), del sindacato di polizia. Hanno fatto da colorata cornice bambini e regazzi delle scuole Agnoletti e Granacci (dell’Istituto compresivo Teresa Mattei) e del Liceo Gobetti-Volta. A loro il compito di cantare l’inno nazionale.
La cerimonia si è aperta con il picchetto d’onore della Polizia di Stato e la lettura della motivazione del conferimento ad Emanuela Loi della Medaglia d’Oro al Valore Civile. Sindaco e questore hanno poi scoperto la targa che a partire da oggi dà vita al Largo “Emanuela Loi”. Il sindaco Casini lo ha definito “un nuovo luogo della memoria che rinnova l’impegno della comunità ripolese nella lotta alle mafie e nella promozione di una cultura della legalità, specie tra le nuove generazioni”. Quindi alcuni studenti hanno letto un testo in ricordo di Emanuela Loi.
Dopo gli interventi di Michela Pascali, della segreteria nazionale del Silp Cgil, e di Patrizia Ermini, dello Spi Cgil, ha concluso la cerminonia il questore Nanei: “La vostra presenza e l’inno nazionale che avete cantato – ha detto rivolto ai ragazzi – è stato uno degli omaggi più belli a Emanuela, siete stati meravigliosi. Vi invito a seguire il suo esempio. Nonostante sapesse il pericolo che correva, è voluta entrare nella scorta del giudice Borsellino. Si è messa in gioco. Ci ha insegnato a non tirarsi indietro anche se si rischia la vita, se è per una buona causa. Emanuela ci manda un messagio di coraggio. Lo stesso che dovete avere voi: non indietreggiate di fronte al bullo o al prepotente di turno. Sono certo che Emanuela ci sta guardando di lassù ed è molto contenta di questa giornata”.