“In Toscana resiste una impostazione culturale che tende ad escludere la presenza radicata delle maggiori organizzazioni criminali, invece in questo territorio sono tutte presenti e vi operano anche alcune mafie estere come quella cinese e nigeriana”: la denuncia arriva da Cesare Sirignano, consigliere della Direzione nazionale antimafia, che ha tenuto ieri l’intervento introduttivo al 22° Vertice antimafia che si è svolto all’antico Spedale del Bigallo, a Bagno a Ripoli. Al tradizionale appuntamento organizzato dalla Fondazione Caponnetto, presieduta da Salvatore Calleri, hanno partecipato, fra gli altri, il presidente del Senato Pietro Grasso e la presidente della Commissione parlamentare anti mafia Rosy Bindi. Dopo il saluto del sindaco Francesco Casini, via alla lunga teoria di interventi.
“In Toscana le mafie non si presentano con le pistole ma con investimenti e riciclaggio di denaro – ha precisato Sirignano – e hanno struttura diversa anche rispetto a quelle che operano in regioni come la Lombardia e l’Emilia Romagna. Qui ci sono presenze molto rilevanti nel campo imprenditoriale soprattutto nel settore immobiliare, delle scommesse, del gioco d’azzardo. E’ giusto non esaltare la presenza delle mafie in questo territorio per non stravolgerne l’identità, ma non possiamo avere gli occhi bendati. Il capitale illegale, inserito nel circuito economico, determina concorrenza sleale, chiusura di attività e perdita di posti di lavoro. L’intera comunità cede così il proprio diritto all’autodeterminazione”.
“No a mafia e terrorismo con gli stati uniti d’Europa – Un cambio di strategia nel contrasto”: questo il tema molto articolato ma di scottante attualità che la Fondazione Caponnetto aveva dato al vertice. “Le mafie si sono globalizzate – ha detto Rosy Bindi – Senza la collaborazione con gli altri Paesi si vanifica anche la lotta alle mafie a casa nostra. L’Italia deve alzare la voce per un coordinamento e un’armonizzazione delle legislazioni”. Il tema del problematico dialogo con gli altri Paesi è stato sottolineato dal procuratore della Repubblica di Lucca Pietro Suchan, il quale ha ricordato che ormai la mafia non ha più il problema di guadagnare ma di spendere: “Tutti i Paesi dell’ex blocco sovietico, fino alla Slovenia, sono diventati terreno di riciclaggio di denaro, ma fanno difficoltà a riconoscerlo: questa è un’oggettiva complicità”. “C’è un negazionismo spaventoso da parte degli altri Paesi quando parliamo di reati finanziari”, ha aggiunto Giuseppe Lombardo, della Dda di Reggio Calabria. “Dobbiamo arrivare a un’Europa unita che fronteggi la criminalità unita”, ha sintetizzato Suchan con una frase slogan subito fatta propria dal presidente della Fondazione Caponnetto, Salvatore Calleri. Il parallelo tra i metodi delle mafie e quelli del terrorismo internazionale è stato al centro dell’intervento del presidente del Senato Grasso che ha chiuso il vertice. Fra i presenti anche il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo e il questore Alberto Intini Intini.
Tra i riconoscimenti assegnati dalla Fondazione Caponnetto quello al comandate della stazione di Grassina, maresciallo Antonio Bonafede, al quale è andato il premio “Sbirro 2016”. Il riconoscimento è assegnato ogni anno dalla Fondazione Caponnetto a rappresentati delle forze dell’ordine che si siano distinti per l’efficacia della loro attività investigativa nei confronti della criminalità organizzata. Il premio al comandante Bonafede è stato consegnato direttamente dal presidente del Senato Pietro Grasso e consiste in un paio di manette incorniciate.