Il Tar Toscana ha censurato il comportamento del Comune di Bagno a Ripoli, accogliendo il ricorso di una ditta che aveva chiesto l’accesso agli atti di un appalto, vendendoselo negato. La sentenza è stata pronunciata a fine dicembre.
Il caso riguarda la società Diddi Srl di Pistoia che aveva presentato un ricorso alla giustizia amministrativa contro la decisione del Comune di Bagno a Ripoli di non concedere l’accesso alla documentazione (richiesto l’11 settembre 2020) relativi all’appalto del Servizio integrato energia affidato al Cns (Consorzio nazionale servizi) società cooperativa.
Il Comune aveva giustificato il diniego all’accesso agli atti con “motivi inerenti la sicurezza e l’ordine pubblico in quanto i documenti richiesti conterebbero dati relativi agli impianti pubblici interessati dalle attività dell’appaltatore oltre che informazioni afferenti il know how aziendale”.
I giudici del Tar hanno però sostenuto la fondatezza del ricorso della Diddi in base al presupposto che “i documenti in possesso della pubblica amminiatrazione siano per definizione pubblici e universamente conoscibili”.
“Le asserite esigenze legate alla tutela del segreto commerciale e industriale inerente la sua attività, anche qualora fossero ritenute sussistenti – afferma il Tar -, non potrebbero giustificare un diniego ma al più condurre all’oscuramento di parte della documentazione richiesta. Per le stesse ragioni anche le presunte ragioni di sicurezza pubblica di cui si parla nella memoria di Cns ben avrebbero potuto essere facilmente salvaguardate oscurando i dati inerenti gli impianti la cui diffusione potrebbe ragionevolmente creare problemi alla sicurezza pubblica”.
Per questi motivi i giudici amministrativi hanno ordinato al Comune di Bagno a Ripoli di rendere pubblica la documentazione, eventualmente oscurando le parti che “previa congrua motivazione, ritenga strettamente necessarie ai fini della tutela del know how aziendale della controinteressata e della sicurezza e ordine pubblico”.