Sindaco, sente di avere la coscienza a posto per i danni provocati dal nubifragio?
“Le condizioni dell’evento sono state estreme. I dati parlano chiarissimo sono caduti in meno di tre ore 110 millimetri d’acqua sul pluviometro di strada pari a 110 litri per metro quadrato. Una enormità un evento eccezionale come ci hanno ben rappresentato gli esperti della protezione civile e del LaMMa. Il torrente Ema è passato in 45 minuti da 0, ovvero dalla secca, al parametro 3 rischio esondazione. Il tutto dopo sei mesi di siccità, di assenza assoluta di precipitazioni. Un mix micidiale, certamente troppo per il reticolo idraulico che sottopassa la frazione di Grassina”.
Molti cittadini mettono sotto accusa la mancata pulizia di corsi d’acqua e caditoie.
“Non si tratta di mancata manutenzione nel caso di Grassina; il Consorzio di bonifica aveva fatto controlli in giugno e luglio. C’è un problema strutturale che interessa la frazione che ha un reticolo idraulico tombato insufficiente per rispondere ad eventi eccezionali che, purtroppo, stiamo vedendo, sono sempre più frequenti e violenti”.
Ci sono interventi da fare per mitigare l’effetto di questi fenomeni naturali?
“Già è stato fatto molto: non dimentichiamo intanto che l’Ema non è esondato. E se fosse esondato sarebbe stato davvero catastrofico. Questo grazie alle casse di espansione di Capannuccia, realizzate qualche anno fa e nuovamente tarate nel 2019-20 per affrontare eventi “bomba d’acqua”. Casse che si sono attivate ed hanno evitato il peggio a Grassina, Ponte a Ema e su tutta la valle dell’Ema fino al Galluzzo. Con gli ingegneri idraulici del Comune, il Genio civile della Regione e il Consorzio bonifica stiamo lavorando ad interventi per i torrenti che creano i problemi all’abitato. Torrenti tombati che si infilano sotto le abitazioni. I torrenti in riva destra, come il borro delle Argille, troveranno dunque soluzione con alcune opere di laminazione e trattenimento delle acque a monte, intervento realizzato in parallelo con la Variante di Grassina sul versante della collina di Belmonte e dunque in tempi brevissimi. I lavori saranno conclusi entro il 2023 insieme a quelli della Variante”.
Per i corsi d’acqua sulla collina dalla parte opposta?
“Per i torrenti di via delle Fonti e Quercioline, che non avevano mai dato problemi di esondazione come è accaduto tra lunedì e martedì scorsi, stiamo invece valutando la fattibilità per opere di laminazione e casse di espansione da realizzare a monte del centro urbano con l’obiettivo di trattenere acqua, fango e detriti in questi appositi spazi esterni all’abitato. Sono interventi fattibili, su cui già da ieri siamo a lavoro per mettere a punto progetto ed espropri. Inoltre saremo certamente più attenti alla manutenzioni dei reticolo idraulico inferiore, che per la verità era stato pulito di recente, ma saremo anche molto più intransigenti con i proprietari dei terreni che nella zona di Bagno a Ripoli sono sempre più incolti e mal mantenuti. L’incuria di privati contribuisce moltissimo ad aggravare le situazioni in caso di eventi alluvionali ma anche per il rischio incendi. Oramai ci dobbiamo abituare a passare da un tipo di rischio all’altro anche nell’arco di pochi giorni. Non si tratta più di eventi stagionali, né tanto meno prevedibili. E per fronteggiarli, i Comuni non posso essere lasciati soli”.
A che punto siamo col progetto di adeguamento del sistema fognario di Antella?
“Il progetto è praticamente ultimato, non è stato facile. C’è stata la mia ordinanza, il ricorso al Tar vinto, infine l’accordo con Autostrade che finanzia il progetto di Publiacqua con 400mila euro. Firmeremo a settembre la convenzione per avviare i lavori a novembre. Sono il primo a dire che dovevamo fare prima, c’è troppa burocrazia in Italia. E’ un progetto molto complesso che devia tutto il sistema idrico di parte dell’Antella che passa sotto la piazza. Però penso sia risolutivo del problema. Abbiamo i soldi per la progettazione ma dovremo trovare quelli per la realizzazione di una vasca di laminazione a monte dell’autostrada, nella zona dove ora c’è il campo base.
Si può dire che a Grassina ci sono zone dove si è costruito in posti non idonei, che è quasi impossibile difendere dalle alluvioni?
“Da quando Grassina ha iniziato a crescere in termini demografici e urbanistici fino agli anni Ottanta, purtroppo si è costruito in modo non attento alle particolarità idrauliche del territorio. Oggi è una frazione molto fragile. Intervenire non è semplice ma è fondamentale e si può fare. I cambiamenti climatici interessano ormai anche il nostro territorio e dobbiamo trovare le soluzioni”.
Mi fa piacere che il sindaco Casini stia seriamente ora considerando i problemi del territorio in funzione degli eventi climatici.
Devo però fare qualche considerazione di carattere pratico.
Esiste nei nuovi strumenti urbanistici qualche iniziativa pratica che non si limiti a discorsi generici per la salvaguardia del territorio in funzione degli eventi climatici? L’impostazione generale di questi strumenti é in tal senso o in senso opposto?
Chiamare ancora eccezionali questi eventi é una evidente dimostrazione di come il sindaco non ha ancora maturato la convinzione che siamo davanti ad una situazione ormai consueta almeno di frequenza annuale. Questo spiega l’impostazione degli strumenti urbanistici che privilegiano un ulteriore importante consumo di suolo.
Sembra che il cammino da percorrere sia ancora molto lungo anche solo per arrivare alla giusta consapevolezza.
Infine, per fare un esempio pratico importante e che coinvolge il sindaco sia come tale che come membro della città metropolitana con incarichi attinenti proprio a questi argomenti. L’importante intervento che riguarda la variante intorno a Grassina prevede le giuste soluzioni per inserirsi in modo adeguato nel territorio senza aggravare le criticita’ idrogeologiche? Il progetto, fatto in tempi nei quali questi eventi sembravano realmente improbabili, è stato adeguatamente rivisto e adattato? Per rispondere a queste domande non è accettabile dire che tutti gli enti responsabili hanno dato il loro assenso. L’introduzione di km quadrati di asfalto in un ambiente che si è dimostrato così critico richiede attenzioni che vanno ben oltre alla normale routine e le responsabilità non possono essere banalmente delegate, ma ogni protagonista ha il dovere di andare oltre ai propri stretti confini di competenza.
Ben lungi da me chiedere un ulteriore ritardo per un’opera che serviva da tanto tempo, ma le domande che non ci poniamo ora potrebbero tornare ben più pesanti dopo quando non siamo più in tempo a rimediare.
Consiglio di meditate su questi punti.
Un ulteriore riflessione da fare: il progetto per la valle dell’Isone, visto i problemi idraulici e che si è arrivati a capire che tombare i torrenti è cosa da non fare, come si pensa di andare avanti? Modificare irreversibilmente un territorio, riempire di terra di scavo quella valletta, fare degli invasi artificiali, è veramente una decisione responsabile alla luce di questi tragici eventi?