Accettereste un confronto con qualcuno che, a priori, vi ritiene un coglione condizionato, nella migliore delle ipotesi, o un asservito corrotto nella peggiore? Io no. Ed è per questo che ieri pomeriggio non ho partecipato attivamente al dibattito successivo allo spettacolo “Il principe e la moneta – La crisi economica come non vi è mai stata raccontata”, messo in scena al teatro di Osteria Nuova. Niente da dire sull’interpretazione di Daniele Viciani, appassionato e coinvolgente nella doppia parte del principe e del suo ciambellano. Inaccettabili, invece, i presupposti sui quali è stato scritto il testo da Michele Signa, sostenuti nel successivo dibattito col pubblico dai tre economisti dell’associazione Me.Mmt.
Il tema è quello della necessità (secondo loro) del ritorno alla sovranità monetaria dell’Italia, insomma l’uscita dall’euro. Tesi rispettabilissima, illustrata con una sorta di paradosso sulla possibilità di uno Stato di battere moneta illimitatamente. Meno rispettabile il presupposto che tutto il mondo sia controllato da un non meglio identificato centro di potere che tutto dirige, tutto condiziona, tutto piega ai propri interessi: governi, università, economisti (tranne i pochi duri e puri dell’associazione), organi di informazione, ovviamente, usati per pilotare il popolo bue. Da giornalista con spirito laico mi sono balzati in mente dubbi e domande, ma chi non mi rispetta non merita la mia attenzione. E sono rimasto zitto.
ognuno viene toccato nella propria anima,quando si sente dire altre convinzioni altri modi di capire le cose,io non mi sono sentita una pecora ma una persona desiderosa di comprendere di capire cosa smuove dei ragazzi giovani ad andare in giro per l Italia gratis e regalando tanto del loro tempo per divulgare delle cose che loro credano .
In qualsiasi modo si possa pensare e considerando che non esiste una sola verita come anche loro hanno detto ,io li ho ascoltati molto volentieri e li ringrazio per la bellissima serata
SABRINA BIANCHI
Sull’argomento della monetazione suggerisco una lettura ponderata di John Kenneth Galbraith “Money” (in italiano tradotto inopportunamente “Soldi”) e Carlo Maria Cipolla “Le avventure della Lira”.
Galbraith, economista di sicura fama mondiale, riporta come una emissione di moneta possa in qualche modo facilitare una economia depressa, salvo mettere in conto un successivo periodo di necessaria deflazione.
Il Cipolla, morto nel 2000 e quindi prima dell’avvento dell’euro, riportava che “qualunque imbecille puo’ pensare di risolvere i problemi economici emettendo moneta e aumentando l’inflazione”.
Notoriamente il Giappone, malgrado l’utilizzo di una propria moneta nazionale, sta attraversando una fase economica tutt’altro che positiva.
La monetazione è uno dei parametri economici, non sicuramente la soluzione miracolosa di carenze strutturali che condizionano, o comunque penalizzano fortemente, la possibilita’ di creare nuove opportunita’ di lavoro.
Anche prendendo atto di forti condizionamenti internazionali non e’ certo con posizioni di “guru infallibili” e “ricette di economia all’amatriciana” che si possono individuare soluzioni a breve termine.
è bello averi punti di vista diversi ..l unica certezza è che così è un suicido….
Invece di rimanere nel generico e mostrare permalosità personale, avrei gradito che un giornalista entrasse nel merito e nel dettaglio tecnico esprimendo opinioni e considerazioni di natura tecnico-economica sulle tesi evidenziate nella trattazione fiabesca. Spesso si rimane nel generico quando le conoscenze sono limitate.
Egregio signor Massimo, un giornalista pone domande non fa conferenze di economia o di altro. Ma per farlo deve essere legittimato dall’interlocutore, altrimenti non ha alcun senso. E lei, usando il termine permalosità, finge di non capire i termini del problema che ho posto. Quanto all’accusa di rimanere nel generico, credo vada rivolta a chi ha ventilato l’esistenza di una sorta di Spectre della finanza che tutto manipola, senza indicare alcun riscontro.
Caro Francesco, confesso che il finale del tuo scritto non l’ho capito molto: o meglio mi sembra una difesa di parte come se bastasse chiamarsi laici per dire di avere la verità in tasca. A me è parso che di laici ce ne fossero molti, direi tutti dal momento che nessuno ha mai rammentato il nome di un solo politico o fatto riferimento a schieramenti. Nessuno ha dato ricette ma confrontato diverse “cucine”: dall’Argentina, al Giappone lasciandoci con i nostri dubbi ma con tante domande in più da porci rispetto a prima. Certo le prove di un disegno orchestrato non ci sono ma allora come si può arrivare a questo punto di non ritorno? Anche a Mattei nessuno credeva… Certo si può non condividere ma per questo mettere nel mezzo il rispetto mi sembra veramente troppo.
Vorrei dire, senza offesa, scendiamo un’attimino…e se la tua attenzione non ci sarà credo che alla fine ce ne faremo una ragione!
Caro Sergio, il problema non è la mia attenzione, figuriamoci. E’ la pretesa di chi dice di voler aprire un confronto ma premette di essere l’unico in buona fede.
Nel ringraziarla per l’attenzione posta sull’evento mi sento tuttavia in obbligo, in quanto tra gli organizzatori della serata, di dire questo: comprendo che in alcune occasioni chi “ama” molto una qualunque cosa a cui dedica molto tempo e molta passione possa apparire forse troppo sicuro delle proprie parole, certo è che alcune di queste parole me le ricordo bene (dette da parte di uno dei tre economisti), e più o meno sono state “qualunque effetto possa farvi ciò che noi stasera vi diremo non crediate che noi abbiamo la verità in tasca, l’importante è che di questi temi se ne parli e che suscitino il vostro interesse per far sì che ognuno poi possa documentarsi nei modi che ritiene più opportuno”. Non mi sembrano parole in peccato di presunzione… Un caro saluto, Giacomo Quinti per Teatro ON.
Ricordo anche io perfettamente le parole che lei cita. Sarebbero apprezzabili se non viziate dal presupposto iniziale: occhio che tutti quelli che vi raccontano un’altra storia sono condizionati o corrotti. A me piace il confronto perché non penso mai, preventivamente, che il mio interlocutore sia un coglione o in mala fede: pretendo lo stesso rispetto.
Ecco il franco scambio di mail che ho avuto con Michele Signa, autore del testo “Il Principe e la moneta”.
Nel corso di uno spettacolo teatrale, giocato sul filo della metafora e dell’ironia, autogestito e autoprodotto, senza sponsor politici di alcun genere, aperto a tutti i cittadini, seguito da un dibattito pubblico in cui, a un parterre di economisti qualificati, si potevano chiedere chiarimenti, muovere obiezioni o semplicemente esprimere la propria opinione, l’unico giornalista presente in sala decide di non partecipare al dibattito.
Riteneva di non essere rispettato come persona in quanto portatore di un’opinione differente rispetto a quella esposta nel corso della serata. Evidentemente aveva le sue buone ragioni per pensarlo e me ne dolgo. Altre persone tra il pubblico hanno invece obiettato e chiesto chiarimenti mettendo in discussione anche con veemenza le tesi esposte. Certo si trattava di cittadini qualunque, alcuni addirittura pensionati, quindi adusi, a differenza di un giornalista professionista, alla battaglia verbale e ad incalzare l’intervistato di turno portandolo in fatale contraddizione.
Scrivere poi un articolo in cui si tratteggiano senza contraddittorio e in modo caricaturale le teorie economiche oggetto dello spettacolo e approfondite a livello accademico dagli economisti intervenuti, deve essere stato un esercizio a cui il giornalista, non ha potuto sottrarsi, venendo meno, questa volta con coraggio, al proposito di tacere e di evitare di fare domande in pubblico.
Alla domanda con cui il giornalista apre il suo articolo: Accettereste un confronto con qualcuno che vi ritiene uno “stolto” o un asservito corrotto? Io modestamente risponderei Si, se in primis fossi consapevole di non essere uno “stolto” e se poi avessi cultura sufficiente a sostenere le mie opinioni di fronte a persone preparate tecnicamente e culturalmente.
Michele Signa
Egregio signor Signa, forse non si è reso conto che il blog sul quale è pubblicato l’articolo è il “mio” blog (autogestito e autoprodotto, senza sponsor politici di alcun genere). Ed è lo stesso che ha pubblicato con grande evidenza e gratuitamente l’annuncio del suo spettacolo. Non c’è una terza persona a cui chiedere la pubblicazione. Inoltre il mio blog non prevede censure preventive, quindi può inserire autonomamente la sua risposta al mio articolo. Lo inserirei io al posto suo per cortesia, se non fosse che in questo modo il suo scritto verrebbe attribuito a me. La invito quindi ad entrare nel blog e a inserire il commento con l’apposita funzione.
Le faccio intanto notare: 1) La mia opinione è diversa dalla sua riguardo alla mia persona in quanto giornalista. Se permette ritengo di non essere un cretino e ancor più certo di non essere un corrotto (è forse in grado di dimostrare il contrario?); 2) Un articolo si scrive sempre senza contraddittorio. Il giornalista racconta ciò che vede e sente (bene o malo lo decidono i lettori); 3) Magari è singolare che al successivo dibattito fossero invitati tre economisti della stessa associazione, lì sì che è mancato il contraddittorio; 4) Nessuna descrizione caricaturale dello spettacolo; 5) Le confermo: nessuna dialogo con chi parte dal presupposto che io sia in mala fede e sostenga tesi perché prezzolato, a che servirebbe?
Lei ammetta che ci può essere chi ha dubbi sulla sua teoria, senza per questo essere additato come un condizionato o un corrotto e che ci possono essere giornalisti (politici, economisti, professori universitari) che legittimamente e onestamente la pensano in modo diverso da lei, e il confronto con me non mancherà mai. Sempre che le interessi.
Cordiali saluti
Francesco Matteini
Egregio Sig. Matteini,
1) Non ho mai messo in dubbio la sua intelligenza o la sua moralità. E’ lei che ci e mi attribuisce questo atteggiamento e non so su quali basi.
2) Tentiamo di diffondere una teoria economica alternativa che poi tanto nuova non è essendo una mera evoluzione della dottrina classica Keynesiana. Alla luce dell’evidente fallimento di trent’anni di politiche neo-liberiste mi sembra inevitabile dal punto di vista intellettuale chiedersi se ci sia qualche cosa di sbagliato in quello che il pensiero mainstream propaganda come infallibile ma si rivela puntualmente disastroso alla prova dei fatti. Disoccupazione, recessione, povertà galoppanti in Europa sono dati di fatto. Questo per dirle che come giornalista lei ha tutto il diritto di esprimere la sua opinione in piena libertà e senza contraddittorio ma dopo avere approfondito la materia su cui scrive e non semplicemente partendo lei si, mi perdoni, dall’assunto che le Teoria della Moneta Moderna sia sbagliata.
3) Gli economisti erano li per approfondire e spiegare dei concetti che per molti probabilmente erano del tutto nuovi. Se lei avesse fatto delle obiezioni sull’opportunità di uscire dall’euro o sull’esistenza di centri di potere che determinano e indirizzano le politiche e la cultura in campo economico le avrebbero risposto, come hanno risposto alle numerose contestazioni che sono state portate durante il dibattito. Poi ognuno magari resta della propria opinione, anche se i dati sono dati e quelli catastrofici legati alle politiche economiche di questi anni sono evidenti.
4) Caricaturale è affermare che l’esistenza di centri di potere che indirizzano le politiche economiche e la cultura di interi paesi sia assurdo. Eppure anche di questo c’è assoluta evidenza. Oggi, come non mai, esistono alla luce del sole associazioni, gruppi, lobby che pur non essendo un unico gruppo di potere hanno però carattere sovranazionale e sono frequentate da personaggi che poi ci troviamo nelle istituzioni o nei consigli di amministrazioni delle grandi multinazionali. Sarebbe come minimo un argomento da approfondire
5) Le ribadisco che non ho mai pensato che lei sia in malafede ma solo ostinato nelle sue convinzioni al punto di immaginare un’ostilità che non c’è verso chi ha opinioni differenti.
Io sono un ingegnere e ho iniziato a interessarmi di economia perché non credevo più a chi mi ripeteva come un mantra che il debito pubblico era un problema, che lo stato doveva essere riformato, che il lavoro doveva essere flessibile, che avevamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità e così via. Ho letto Keynes, Minsky, Marx e ho scoperto che già a inizio secolo c’era una visione alternativa dell’economia, e ho capito il funzionamento e l’enorme potenzialità della moneta moderna ovvero svincolata dai depositi in oro.
Infine ammetto che si possono avere dei dubbi sulla MMT ed è per questo che mi spiaceva la sua decisione di astenersi dal dibattito. I suoi dubbi magari erano gli stessi di altre persone presenti e avremo potuto discuterne alla luce del sole. Spero di poterlo fare in altre occasioni.
Mi auguro di non averle comunque arrecato offesa e se è successo me ne scuso.
Cordiali saluti
Michele Signa