Gli antibiotici non servono e non esistono analgesici per lenire il malessere: il Pd resta affetto da renzite acuta. E’ stato sufficiente seguire l’assemblea comunale di Bagno a Ripoli, giovedì scorso, per avere il termometro della febbre ancora alta. Il sintomo che contraddistingue la renzite, alla quale pochissimi risultano immuni, è un elevato tasso di rancore nel sangue che porta a rinfacciarsi l’un l’altro le cause di un ormai elevato rishcio di estinzione della specie. Pare che il Wwf stia già monitorando la situazione.
Hai voglia a usare toni soft, a sforzarsi di guardare al fututo anziché al recente passato. C’è sempre un momento in cui a qualcuno scappa un colpo di tosse polemica. E’ un attimo e il contagio si propaga rapido come le onde di un sasso lanciato in uno stagno, solo apparentemente placido.
Eppure il segretario comunale Francesco Pignotti aveva fatto una relazione introduttiva improntata a sottolineare gli elementi di minimo comun denominatore, a cominciare dal buon risultato ottenuto alle elezioni dal Pd a Bagno a Ripoli (secondo solo a Pontassieve per percentuale). Aveva sparso sull’assemblea il taumaturgico orgoglio di avere fra le mani l’organizzazione, a Capannuccia, della più grande Festa dell’Unità di tutta l’area metropolitana (a parte Firenze). Niente da fare. Un soggetto in preda ad una crisi di renzite acuta ha preso il microfono e iniziato a recriminare, scatendando una reazione a catena.
Perché, vedete, la renzite si presenta in duplice veste: ci sono quelli che pur di liberarsene distruggerebbero il Pd da cui prende linfa; e quelli che vi si crogiolano senza rendersi conto di esserne ormai dipendenti come da un droga. Quando un affetto da renzite distruttiva si incontra con un affetto da renzite dipendente, esplode il risentimento.
Il rinfaccio continuo è ormai diventato la colonna sonora del Pd di questi tempi. Ogni tanto spunta qualche immune che prova a ricordare la funzione di un partito, intercettare i bisogni dei cittadini e proporre soluzioni: “Il Pd non ha idea di come affrontare temi come la disoccupazione, la sicurezza, l’immigrazione: Lega e grillini hanno dato delle risposte, anche se non condivisibili. La paura del futuro ha vinto sulla speranza”. Già, la paura. E’ il fertile terreno di coltura anche della renzite. La paura di un ritorno in auge di Renzi, la paura dell’addio di Renzi. Forse il Pd dovrebbe ricordare le parole di una delle icone della sinistra, Martin Luther King: “Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio si alzò e andò ad aprire e vide che non c’era nessuno”.