Nelle sue mani la matita a carboncino sembrava avere un’anima. La portava sempre con se e la sfoderava, con grande disponibilità, ad ogni richiesta, che fosse per un autografo o per un ritratto estemporaneo. Ho avuto l’onore di conoscere di persona Silvano Campeggi poco più di un anno fa, in occasione della consegna delle “Chiavi della città” da parte del comune di Bagno a Ripoli. Si sedette accanto a me, insieme alla moglie Elena, al tavolo dove consumare il rinfresco organizzato dall’Amministrazione comunale per festeggiarlo. Un colpo di fortuna. Ebbi così modo di scambiare con lui alcune opinioni (clicca qui per l’intervista pubblicata nel luglio 2017) su Bagno a Ripoli e sulle sue passioni. Scorprimmo di averne una in comune: l’Isola d’Elba. Anzi, più precisamente il piccolo paese di Pomonte, su quella che viene chiamata la “Costa del sole”. Forse è lì, dove possiede una casa a due passi dal mare, che Campeggi ha trovato ispirazione per tanti dei suoi disegni che sprizzano luminosità e brillantezza.
A dispetto del soprannome, “Nano”, Campeggi era un gigante, come artista e come uomo. Sorridente, gentile, affabile senza la patina arrogante del personaggio di successo. E che successo! Acuto nell’osservazione del mondo che lo circondava e che era capace di fissare su un foglio di carta con pochi tratti di matita. La sua “matita magica”. Al termine della chicchierata, come se fossimo stati vecchi amici, Nano mi chiese qualche foglio di carta (ne avevo alcuni con me per gli appunti sull’evento) e iniziò a disegnare ritratti: a una bambina, all’assessora Cellini, alle segretarie del sindaco Casini, a chi glielo chiedeva, nonostante una visibile stanchezza. Alla fine, privilegio impagabile, anche a me. Conservo quel disegno fra le cose care. Da oggi ancor di più.
Le mie più sentite condoglianze alla moglie Elena, un vulcano di vitalità, e al figlio Giovanni Battista, al quale mi accomuna la fede viola. A entrambi dedico la fotogallery di quella giornata particolare.