Voglio innanzi tutto ringraziare tutti coloro che, saputo del blocco che Facebook mi ha imposto, hanno voluto estermare la loro solidarietà nei miei confronti. Vedo, però, che alcuni tirano in ballo una presunta “censura locale” in relazione agli articoli che ho pubblicato ultimamente (casi Redi e Variante di Grassina). Non credo sia quello che ha provocato il blocco a nuovi post per una settimana da parte di Facebook. Anche perché il mio sito QuiAntella continua a funzionare regolarmente e lì, chi è interessato a ciò che scrivo, può continuare a leggere i miei articoli. Insomma, la censura c’è stata, ma probabilmente è stata determinata dal social per motivi non certo legati al contenuto dei miei articoli.
Purtroppo Facebook non offre spiegazioni specifiche sui suoi provvedimenti. Si limita a indicare la possibilità che derivi da segnalazioni oppure da violazione delle regole standard. E tanto meno dà la possibilità di spiegare o contestare con argomenti la decisione punitiva.
E’ possibile, come mi ha spiegato qualcuno più esperto di me nell’uso di Facebook, che aver postato i link dei miei articoli su molti gruppi, possa aver irritato l’algoritmo di Facebook che ha come scopo la limitazione dello spammaggio pubblicitario selvaggio. Comunque, che si tratti di segnalazioni malevole o di ottusità di un meccanismo asettico, credo che questo episodio inviti a riflettere sul potere che tutti noi abbiamo consegnato ai social.
Ci affidiamo con troppa facilità ai loro criteri di scelta su quali informazioni devono avere la nostra attenzione. Anzichè agire attivamente andando a leggere le notizie su questo o quel sito, aspettiamo che sia Facebook a offrirci quelle che (a suo avviso) sono le più interessanti per noi (e forse le più convenienti per lui). Una pigrizia che potremmo pagare a caro prezzo, in termini di libertà di informazione, in un futuro neanche troppo lontano.
Ricordiamoci che la libertà di informazione vale a doppio binario: per chi le notizie ha il diritto di darle e per chi le notizie ha il diritto di riceverle senza filtri gestiti non si sa da chi e con quali scopi.