Prima di tutto una premessa: nessuna insufficienza. Consiglieri comunali e assessori si sono impegnati in una maratona di sette ore praticamente non stop (dalle 18 alle una di notte), per approvare i più importanti strumenti di pianificazione urbanistica del Comune: variante al piano strutturale e regolamento urbanistico. Un impegno di tale livello merita almeno la sufficienza a prescindere.
Ecco i tre caposaldi della politica urbanistica decisa dall’amministrazione comunale, così come emergono dalla relazione dell’architetto Luciano Piazza, estensore del Piano strutturale:
1) Il teritorio di Bagno a Ripoli come cerniera tra Firenze e i sistemi territoriali di Chianti, Valdarno e Val di Sieve;
2) Sistema urbano policentrico fondato sulla compresenza, differenziazione e integrazione di una pluralità di centri abitati;
3) Tutela della qualità paesaggistica come concezione dinamica, diversa dalla mera tutela del paesaggio.
Da questa strategia discendono alcune impostazioni decise con il Piano strutturale:
a) Valorizzazione dei caratteri qualitativi del territorio (risorse naturali e storico-culturali, paesaggio e componenti identitarie), quale premessa ineliminabile di ogni atto con riflessi territoriali;
b) Centralità del territorio rurale, con le attività che lo caratterizzano (attività agricole e attività connesse all’agricoltura, ricettività diffusa e agriturismo, attività integrate con il territorio rurale a carattere produttivo, sociale, culturale);
c) Contenimento delle nuove costruzioni, previste solo negli ambiti urbani (suscettibili di crescita limitata secondo criteri di qualificazione ecologica, di completamento morfologico dei bordi, di dotazione delle opere pubbliche carenti);
d) Contenimento dei consumi energetici e ricorso alle fonti rinnovabili;
e) Netta gerarchia nei criteri che devono guidare le trasformazioni territoriali: tutela dell’integrità fisica del territorio, tutela dei caratteri qualitativi del territorio e, solo poi, trasformazioni urbane e territoriali sulla base dei criteri precedenti;
f) Sostegno a tutte le attività produttive, per la volontà della amministrazione comunale di considerare il lavoro come priorità assoluta;
g) Forte impulso al recupero e al pieno utilizzo del patrimonio edilizio esistente ai fini residenziali: la superficie disponibile per interventi di recupero ammonta, adesso, all’84% del totale, mentre quella per nuove costruzioni scende al 16%. Di questa, però, il 24% è destinata alle addizioni volumetriche a edifici esistenti e oltre il 40% a interventi di nuova costruzione in aree già urbanizzate, determinando, così, un drastico abbattimento del già limitato consumo di suolo.
Sono state 160 le osservazioni di cittadini presentate a Piano strutturale e Regolamento urbanistico. Fra quelle respinte due “vittime” illustri. Il Gruppo Ermano Scervino aveva chiesto l’ampliamento di 10mila metri quadri per l’insediamento di Scolivigne, allo scopo di aumentare produzione e occupazione. La richiesta è stata respinta perché necessità di un’apposita variante. Le possibilità per Scervino di espandersi, forse, è solo rinviata.
Il parroco di Antella, don Giovanni, in qualità di legale rappresentante pro tempore della Polisportiva Mcl di Antella, aveva chiesto l’autorizzazione a realizzare nuovi locali ad uso segreteria e spogliatoio, per una consistenza di 200 mq, autonomi e distinti dai locali esistenti che non è possibile localizzare negli spazi fuori dal vincolo cimiteriale. Bocciata senza prospettive.
Il dibattito
Beatrice Bensi (Cittadinanza attiva)– La prende larga con un intervento lungo (troppo lungo) che parte dalle politiche urbanistiche degli anni Novanta. Sottolinea l’importanza per il Piano strutturale di puntare sul recupero dell’esistente. Si dice soddisfatta del progetto passerella pedonale da Vallina a Compiobbi. Denuncia che alcune criticità sono da trascinamento delle previsioni edificatorie decise nel 1998 e che manca una politica di incentivi all’agricoltura. In sostanza un giudizio parzialmente positivo che ha concretizzato con l’astensione. Voto 7 – Ha presieduto la commissione urbanistica con equilibrio (come da tutti riconosciuto). Ha argomentato in modo documentato. D’altronde l’urbanistica e la tutela del paesaggio sono suoi cavalli di battaglia.
Quirina Cantini (M5S) – Si astiene su tutto motivando la scelta un po’ pilatesca col non aver potuto partecipare al dibattito sull’adozione del Piano strutturale approvato un anno fa (il M5S non era ancora presente in Consiglio comunale) e dal non aver avuto tempo sufficiente per esaminare gli atti. Ammette che Bagno a Ripoli, rispetto al resto della Toscana, è un comune virtuoso, ma denuncia mancanza di visione a lungo termine sui temi ambientali. “Spero che l’amministrazione percepirà il ronzio di questa zanzara che continuerà a girare”, dice in chiusura. Voto 6 (mi sono impegnato a non dare insufficienze) – Troppo facile astenersi dando la colpa agli altri per la propria scarsa conoscenza della materia e accampando la giustificazione di essere sola in Consiglio (anche la Bensi lo è). Meglio un piccolo contributo dell’assenza al dibattito. E… occhio al ddt.
Edoardo Ciprianetti (Pd) – Sottolinea l’importanza del lavoro comune in commissione tra maggioranza e opposizione. Esalta i punti qualificanti del provvedimento: l’attenzione per le attività produttive, la riduzione di edificazioni per nuova residenza, il principio che ogni intervento privato deve prevedere una ricaduta a favore della comunità. Voto 6 – Discorso un po’ ampolloso, direi vecchio stile, per un giovane emergente del Pd. Si sbarazzi di cliché consolidati ma vetusti e dia più sfogo alla propria personalità.
Assessore Paolo Frezzi – Sintetico ed essenziale. Nonostante abbia appena terminato una faticaccia, ricorda che questa è solo una tappa d’arrivo e che si riparte subito con un nuovo percorso. Voto 8 – Pragmatico, non sviolina né perde tempo in giri di parole. Testa bassa e pedalare.
Sindaco Francesco Casini – Ricorda che la nuova amministrazione non aveva intenzione di stravolgere il piano approvato lo scorso anno, ma che comunque è stato dato un imprinting. Rivendica il forte sostegno alle attività produttive e lancia qualche frecciatina: “L’interesse di privati può coincidere con quello della collettività e dietro i comitati spontanei non sempre c’è un interesse collettivo”. Voto 7 – Porta a casa l’astensione delle opposizioni su un provvedimento chiave del governo cittadino. Risultato non scontato.
Francesco Conti – Presiede la sua prima seduta fiume. Si districa fra una giungla di numeri e nomi di 160 osservazioni. Sul finale perde un po’ di lucidità, ma dopo sette ore sempre sul pezzo ci può stare. Voto 6,5.
Avrei preferito una insufficienza…. in questa melassa di salamelecchi che si sono sprecati in consiglio e che proseguono in questo articolo… la verità è che ognuno ha fatto ciò che doveva fare per il ruolo svolto. I cittadini devono sentirsi anche in debito? “Guarda bravi i nostri amministratori, quanti sacrifici che fanno per noi e con quanto amore e quanta dedizione…” . Inoltre mi sembra davvero da vigliacchetti comparare il lavoro quasi da espertise della consigliera Bensi in commissione urbanistica (dieci anni?), con chi si approccia da meno di un anno al piano strutturale o (peggio) al regolamento urbanistico di una città. Ricordo che gli eletti del movimento 5 stelle non devono aver fatto politica e non fanno più di due mandati. Senza parlare di come il fine dicitore Francesco Matteini abbia sarcasticamente scherzato sulla poca presenza di attivisti alle nostre riunioni… come se invece i lavori del PD in proporzione fossero “pieni” di volontari (escludiamo chi ha i giusti interessi…). Beh , in questo quadro piuttosto squallido, in cui gli scagnozzi del boss non tirano fucilate ma post e stanno agli angoli delle strade ad aspettare il “cornuto”, parafrasando Sciascia, cioè quello che non si guadagna il consenso della maggioranza, sono contenta e spero di continuare a prendere molte insufficienze.
Siccome “non tiro fucilate” eviterò di sparare sulla consigliera Cantini, bersaglio più vulnerabile della proverbiale Croce Rossa. A corto di argomenti, scade nel facile vittimismo e nel tentativo di delegittimare chi non la pensa come lei indicandolo come “scagnozzo del boss”. E questa sarebbe la novità del M5S? Tutte pratiche viste e riviste, degne dei peggiori politicanti. Ma le concedo l’attenuante della stanchezza e non per le sette ore di consiglio in cui ha fatto solo inutile presenza (ma è certa che chi l’ha eletta volesse questo?).
questa volta sono abbastanza in sintonia su quello che tu ai riportato.
ora voglio darti io il voto