Annalisa Ciacci Santangelo non è una sceriffa o una Rambo in gonnella, è una cittadina, come tanti, che ha deciso di aderire al progetto “Controllo di vicinato” avviato dal Comune di Bagno a Ripoli perché ritene sia un modo per ricreare un senso di comunità, elevare l’attenzione nei confronti di situazioni particolari, creare un deterrente per i malviventi.
Cosa l’ha convinta ad aderire al progetto?
Sono curiosa. Volevo capire di cosa si trattava. Confesso che all’inizio non ero convinta, temevo qualcosa tipo ronde o controllo poliziesco. Ho trovato, invece, un gruppo molto aperto di persone con varie idee. E’ stato messo subito in chiaro che l’attività non è spiare i vicini, ma darsi una mano l’un l’altro. E conoscersi.
Lei non conosceva i suoi vicini?
Solo di vista. Ora invece con alcuni ho parlato, ci siamo confrontati. L’ottica del “controllo di vicinato” è ricreare il tessuto siociale, una comunità che si aiuta. Ho trovato questo spirito. Se creo un rapporto con vicini, invece di chiudere la porta, se sento un rumore la apro. Se il cane abbaia in modo anomalo, cerco di capire cosa succede.
Lei ha subito dei furti?
Sì, due volte. E’ una brutta esperienza che ti lascia qualcosa dentro. Non posso fregarmene se capita ad altri.
Come funzionano le segnalazioni di situazioni strane o sospette?
Il nostro gruppo, che è composto da una trentina di persone che abitano nella zona alta di Bagno a Ripoli, ha una coordinatrice che fa capo al responsabile del progetto per il Comune, Maurizio Andorlini. Noi passiamo le informazione a lei che si confronta direttamente con Andorlini e con la Polizia Municipale.
Ultima segnalazione che è girata via whatsapp nel gruppo?
Nei giorni scorsi c’è stato un caso di truffa dello specchietto. Far girare la notizia è servito a mettere in allerta chi vive in questa zona. E’ un modo di mettere in allerta le possibili vittime. E’ questo l’aiuto reciproco.
Lei personalmente ha già fatto qualche segnalazione?
Io no, ma ho contribuito a diffondere la segnalazione sull’anziano al quale era stato scippato con destrezza l’orologio Rolex che aveva al polso. Un caso capitato a un parente di una componente del gruppo. Così tutti stanno più attenti.
I critici sostengono che l’iniziativa non serve a fronteggiare i furti.
Io credo invece che possa avere un effetto dissuasivo, creando una situazione meno appetibile per i ladri. E anche di prevenzione affinché non si istauri qui qualcosa che poi è difficile debellare. Non viene chiesto di fare gli sceriffi, né di intervenire direttamente. A coloro che hanno delle perplessità rispondo: venite alle riunioni e valutate di persona, non per sentito dire.