Gregorio Martinelli Da Silva, consigliere comunale della Lega a Bagno a Ripoli, è stato espulso dal partito. Lo ha deciso ieri sera il consiglio nazionale del Carroccio. A comunicare la decisione, il coordinatore della Toscana Daniele Belotti.
Martinelli aveva presentato un’interrogazione per istituire la giornata dei “cattolici-eterosessuali” in risposta alle discriminazioni che, a suo dire, gli etero cattolici subiscono nei confronti dei gay (vedi articolo).
“Martinelli è stato eletto grazie alla Lega – ha precisato Belotti -. Se si gioca in una squadra si resta nella squadra altrimenti può fare benissimo la lista civica Gregorio Martinelli e fare quello che vuole. Da noi non funziona così”. Belotti ha aggiunto: “L’interrogazione era stata presentata alla segreteria provinciale ed era arrivata anche a me: a Martinelli era stato detto di non presentare l’atto. Lui lo ha fatto lo stesso ed è grave, perché contro il parere della Lega”.
Martinelli è entrato in consiglio comunale con le elezioni del 2019 nelle quali aveva raccolto 60 preferenze (su 2.388 voti al partito di Salvini), piazzandosi al primo posto tra i candidati leghisti. La Lega lo aveva presentao a Bagno a Ripoli come capolista, benché fosse praticamente sconosciuto all’interno del partito, come segno di gratitudine perché aveva portato 60 firme indispensabili alla presentazione della lista.
La vicenda finirà nel dimenticatoio non dopo un quarto d’ora, ma dopo un quarto di secondo, e negli anni a venire sarà al massimo oggetto di qualche considerazione divertita nelle conventicole della mescita o della macchina del caffè.
L’espulsione del signor Gregorio Martinelli Da Silva resta tuttavia un fatto molto grave, perché nessuno meglio di lui potrebbe rappresentare fedelmente l’elettorato di un “partito” come quello.
La gara a chi partorisce la sconcezza più inutile e cattiva è in corso da almeno tre decenni e l’unico target della propaganda elettorale è formato da ottantenni ringhiosi con le doppiette nel tinello e il cane mordace nella resede a condono. Il democratismo rappresentativo, nella penisola italiana, schiera dunque contenuti e campioni tali che chiunque abbia un minimo di rispetto di sé evita con ogni cura di avervi a che fare.
L’unico argine all’inventiva di molti giovani ben vestiti, avanzi di apericena e altra roba del genere è rappresentato dalla numerosità giocoforza limitata dei suffragi e dal funzionamento del sistema elettorale: molti sporcano il web con roba come questa, pochi ottengono i voti necessari ai loro scopi.
In questo agone la fedeltà alle direttive può non bastare. La carriera del democratista di rappresentanza non richiede solo faccia tosta, malafede, abiezione e viltà, ma anche e soprattutto una certa attenzione alla tempistica e al contesto. Competenze che Gregorio Martinelli non ha dimostrato.