Per una manciata di metri è nel comune di Impruneta, ma il Castello di Montauto è, di fatto, il castello dei grassinesi. Si affaccia infatti sulla valle del torrente Grassina e, più oltre, dell’Ema. La intensa storia di questa rocca, poi diventata villa, una delle più antiche del terrirorio fiorentino, è raccontata nel libro “Il Castello di Montauto” scritto a quattro mani da Fabio Sottili, architetto e docente di storia dell’arte all’istituto superiore Gobetti Volta, e Letizia Orsini, architetta, lavora nella pubblica amministrazione al Comune di Calenzano.
Sfogliando le pagine del libro, con la minuziosa descrizione del contenuto (affreschi, dipinti, sculture) vi sembrerà di essere all’interno del castello, di passeggiare per i saloni, per la loggia o per il parco.
Sottili ricostruisce la storia di Montauto fin dalle sue origini come pura fortificazione già nell’anno 964. Orsini si è, invece, assunta il compito di raccontare l’epopea della famiglia Vallecchi il cui capostipite, Attilio Vallecchi, fondò una delle più importanti case editrici fiorentine che stampò opere, fra gli altri, di Malaparte, Prezzolini, Marinetti, Soffici, Palazzeschi, Bargellini, Campana, Papini, Ungaretti, Pratolini, Tozzi, Savinio, Luzi.
Il castello di Montauto venne acquistato nel 1949 dal figlio di Attilio, Enrico Vallecchi, il quale, dopo una lunga opera di restauro, vi stabilì la sua residenza con la figlia maggiore Tullia. Ancora oggi il castello conserva parte dell’importante collezione d’arte di Attilio ed Enrico e del loro prestigioso fondo librario ed archivistico ed è la dimora del nipote Pier Francesco e di sua moglie Giuliana.
Sfogliando il libro si scopre anche qualche curiosità. Nella Seconda guerra mondiale il Castello di Montauto fu sede del comando di reparto della V armata americana: ecco spiegata una caricatura di Hitler disegnata a matita sullo stemma del camino nella Sala del Centauro e arrivata fino a noi.
Il libro è in vendita a 10 euro all’edicola Libri & Giornali in piazza Umberto I a Grassina.